In "Fame", pubblicato da Einaudi, la narrazione si dipana a tratti, si interrompe, riprende, ritorna su una frase, va dal passato al presente pur rimanendo armoniosa.
La scelta di Roxane Gay passa attraverso la consapevolezza che la scrittura sia terapeutica, ma la strada è tortuosa, affollata da ricordi di uno stupro non solo fisico, da continui ed esasperanti tentativi di autodistruzione.
Una donna e il suo corpo, guscio protettivo e invalidante nemico e nella contraddizione di queste 2 unità il testo racconta non solo la storia individuale. Va oltre, analizza con lucidità e fermezza il ruolo dell'apparire, la necessità di una percezione esteriore imposti dalla società.
Si crea un mix di autobiografia e denuncia sociale.
È come se la scrittrice si concedesse pause per rimettere in ordine pezzi di sè stessa.
La sua è una lotta quotidiana, è il bisogno di cibo per riempire il vuoto e la necessità di sentirsi viva nonostante l'ingombro del sovrappeso.
Anche la famiglia viene travolta da una doppia immagine, difficile fuggire e altrettanto complicato escluderla. Sembra sia una delle tante possibilità di salvezza ma afferrrarne la scialuppa complica il percorso di ricostruzione.
Un romanzo che sa essere divertente e scivoloso, tagliente e tenero. Quella giovane che appare nelle prime pagine, che lotta con la colpa di essere stata violata, che nell'anonimato di Internet può far esplodere il desiderio, ci commuove e ci crea imbarazzo. L'imbarazzo di essere prigionieri di troppi tabù. Roxane si mostra nella sua imperfetta nudità e ci invita a guardarla, a trovare nella sua anima quella voglia di libertà che forse è chimerica. Lei ci prova, ora tocca a noi affrontare il doppio salto mortale, identificare il valore dell'essere umano, riunire le parti, il fuori e il dentro e sfidare "le impalcature interiori".
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