“Non ti riguarda mai direttamente. Né l'aggressione, né la rappresaglia”
L'incipit di “Una cena al centro della terra”, edito da Einaudi, fa subito intuire che il lettore non ne uscirà indenne, dovrà assistere al conflitto tra Israele e Palestina, sentire il fragore degli spari, assistere al pianto delle madri.
Non è tempo di rimanere indifferenti perché esiste la “responsabilità” e non è casuale l'epigrafe tratta da “Il senso di una fine” di Julian Barnes.
Il romanzo si espande oscillando tra il 2002 e il 2014 in una sequenza narrativa volutamente disordinata. Nathan Englander sa incuriosire, trascinare dentro la trama mescolando 2 tradizioni culturali, da un lato il ritmo sincopato americano, dall'altro l’introspezione e la metafora tipiche dell'ebraismo.
Nella scacchiera di geopolica, dove non mancano raffinate invenzioni, si fronteggiano vincitori e vinti, mentre due popoli assistono impotenti ad una follia che non conosce tregue. Pagano tutti, il Generale, il carceriere, il misterioso signor Z.
Difficile incasellare il romanzo in un preciso genere. Non mancano le caratteristiche della Spy story ma certamente riletta con spirito critico.
Il gioco delle identità è marcato, è un continuo interrogarsi sulle colpe, un incessante ricerca di senso al proprio agire.
“Tutto questo si svolge al di fuori del linguaggio e al di fuori del pensiero, assemblato su un altro livello di coscienza”.
È in questa dimensione onirica che dobbiamo ricollocare gli eventi per poter cogliere l'inquietudine che aleggia tra le pagine.
La doppia verità sull'Intifada si libera da pregiudizi ideologici e nel lasciare sgomenti invita a cogliere i bisogni di quelle che vengono considerate pedine ma sono uomini e donne in carne e ossa.
Lo scrittore racconta un sogno di pace e lo fa con un ulteriore stratagemma. È l'amore, la fedeltà, “la capacità, anche nei momenti disperati di resistere e di credere”. Un libro che ci fa immergere nell’isolamento, nella paura ma ci svela la dolcezza di un incontro, il palpito di due cuori che sanno sfidare regole e confini.
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