"Petrolchimici e alluminio, raffinerie e cantieri, fertilizzanti e plastiche", scorie ingombranti che si sono sostituite alla distesa azzurra. Una leggenda, il bisogno di immaginare una natura incontaminata? All'ispettrice Luana Bertelli piace pensare che a Marghera "Mar ghe gera". Nasce con questo artificio immaginifico "C'era il mare" edito da Marcos y Marcos. Un poliziesco che si diverte ad infittire la trama in una divertente ricerca di un bizzarro serial killer.
Tre omicidi dissimili nell'esecuzione ma incatenati dalla stessa misteriosa aura.
La morte è sempre accompagnata da messaggi simbolici che vanno letti come provocazioni. Il lettore viene continuamente coinvolto e costretto a sentirsi protagonista.
A coordinare la risoluzione dell'enigma torna il commissario Stucky, sempre pronto a "sciogliere nel bicchiere di grappa un cucchiaino del tempo che passa."
A fargli da spalla gli agenti Spreafico, Landrulli e Sperelli, perfetti nel rappresentare piccole e grandi manie che fanno da specchio alle nostre quotidiane fissazioni.
Fulvio Ervas gioca la carta vincente e, mentre fa scorrere velocemente la narrazione, si traveste da antropologo dei luoghi. Racconta Venezia e la sua difficoltà ad essere città ospitale, cerca le ragioni del cambiamento di un paesaggio mentale e culturale che si è inaridito.
È come se la bellezza di un colore, la purezza della brezza mattutina, la contaminazione gioiosa di una periferia fossero cancellati dalla pigrizia ideativa.
Un romanzo costruito per invertire la marcia del solo intrattenimento. Lo scrittore lancia una sfida e solo nel finale emerge la vera traccia. Esiste un fuoco che brucia e distrugge, "attrae chiunque gli si avvicini e avvinghia soprattutto chi la usa". Attenti a non lasciarsi avvelenare dal...rancore.
Illustrazione di Francesca Raimondo
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