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"Avevo chiuso gli occhi per veder sparire tutta la mia vita recente."
"La vita automatica", pubblicato da Edizioni Clichy", è il percorso di liberazione dell'uomo da tutti gli orpelli che l'esistenza gli ha imposto. 
È la fuga dell'Io che non si riconosce più nel presente.
Basta un gesto per cancellare tutto? Quale cammino dovrà fare il protagonista per osservarsi con distacco lasciando che il mondo esploda? 
Un'esplosione che nella disgregazione del reale lascia solo dettagli e ricordi poco significativi.
Christian Oster con una scrittura magmatica ci porta ai confini della deriva esistenziale.
Mette in scena la tragedia di una passività senza regole, senza vie d'uscità.
"Era me stesso che dovevo affrontare, ma conoscevo i miei difetti e quindi ero in vantaggio". 
Essere impietosi, togliere fino ad arrivare non al nulla ma all'essenza.
Un romanzo che ricorda i versi di Pessoa, quel senso di abbandono, di spoliazione che non è resa ma un nuovo modo di guardarsi dentro.
È importante rivedere il film degli eventi a rallentatore, cercando di coglierne il ridicolo e il grottesco. 
Il tempo ristagna mentre si susseguono personaggi ambigui accomunati dal desiderio di sparire per riapparire altri.
Nel vortice della narrazione ci si sente "sballottati nella confusione del futuro" ed è una sensazione di ebbrezza che ci accompagnerà. Si può arrivare al fondo delle cose ma ci si può salvare, o no?

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