"Non c'e spazio, non c'è tempo, non c'è aria". "
Prigione", pubblicato da "L'Orma" è un romanzo autobiografico, la storia di una donna reclusa. Ogni gesto diventa marmoreo, ogni parola inutile, ogni speranza azzerata.
Un viaggio nel caos di una condizione che spezza dignità e identità.
Emmy Hennings, voce complessa del Novecento letterario, non si ferma a denunciare le condizioni di disumanità delle carceri.
Mostra l'aspetto più segreto, quello in cui tra la colpa e l'innocenza il limite si confonde.
Racconta le donne con le loro solitudini, paure, incertezze. Sono compagne, spesso complici di un pianto o una risata condivisa.
"Ragazze anonime, bruttine, con l'aria di chi è stata tradita, abbindolata".
Il suo è uno sguardo pietoso che non comprende il giudizio.
Della sua storia sappiamo poco e non importa. Non è l'evento ma lo spaesamento che sta vivendo il nucleo della narrazione.
L'ora d'aria, metafora di "un girare in tondo" senza una meta, la convivenza coatta, l'ingiustizia dei giudici: un crescendo emotivo descritto con una scrittura che va per immagini spezzettate.
Nella necessità di essere corpo unico, senza differenza di età e condizione sociale, la scrittrice diventa emblema di un dolore che solo attraverso la gestualità si purifica.
"Il mondo è un imbroglio a cui si deve credere". Una frase che concentra il tema dominante.
Cosa è giusto e sbagliato? Quanto si è liberi di non cadere nella trappola della giustizia?
Siamo tutti in bilico? Da un lato la normalità dall'altra la possibilità di finire in un pantano che ci ingabbia, trasformandoci in marionette prive di autonomia?
Rassegnarsi? Lottare? Mantenere lucidi i pensieri?
Un romanzo che non lascia scampo al lettore costringendolo a pensare che non bisogna mai piegarsi.
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