"Nemmeno un accenno di primavera: erano i primi di marzo, ma quel gelido inverno non voleva saperne di cedere il passo alla nuova stagione."
Un incipit che anticipa lo stile di "È tempo di ricominciare", pubblicato da Fazi.
Ci sono vari modi di trasformare la Storia in narrazione, Carmen Korn ha la capacità di servirsi di metafore efficaci.
Quella primavera che non arriva è simbolo di un cambiamento difficile da realizzarsi.
Siamo nel marzo 1949, anno di speranze ma anche di buchi neri.
Come si presenterà il futuro? Cosa si prospetta dopo una guerra che ha devastato, smembrato e inaridito i cuori?
Attraverso quattro donne che reggono brillantemente la difficoltà di essere testimoni, la Storia di un secolo diventa materia viva.
Figure diverse, eppure capaci di impersonare un aspetto della rinascita sociale e culturale. Appassionate, impaurite, focose e tragicamente vere.
La grande capacità della scrittrice nella seconda parte della saga è quella di farci assistere alla vita nelle sue forme più articolate.
Il suo è un lavoro di cesello sul personaggio, mai sbiadito ma vivido nella purezza del rovello interiore.
La Korn sa dosare le attese e i colpi di scena, riesce a creare un climax crescente mentre le pagine scorrono veloci, impreziosite da dialoghi intensi e da continui ribaltamenti scenici.
Dimenticare la follia del nazismo è impossibile e questa scelta narrativa rende il libro prezioso per le generazioni future. Bisogna conoscere, sentire sulla pelle l'alito putrescente del Male.
Il tema portante è la necessità di ripartire, di lasciare fuori i fantasmi del passato e grazie a questo filo conduttore il libro è di una attualità sconvolgente.
"Stava venendo al mondo una nuova generazione, destinata, si sperava, a vivere in una pace duratura."
Da leggere per trovare il coraggio di svoltare, per prepararsi ad essere comunità che ricomincia insieme.
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