Duro, inquietante, scritto con la volontà di penetrare e scavare nelle zone più buie della seduzione. Leggendo "Il banchiere" (Edizioni Clichy) non si riesce a capire quanto è reale e quanto è inventato. Una donna, oggetto del piacere, ed un uomo potente, inavvicinabile: dalla loro storia nasce una trama ambigua, dominata dall'edonismo.
Chi è la vittima e chi è il carnefice? Quanto è inesplorato il mondo delle escort? Esiste un limite alla perversione?
Régis Jauffret ribalta e mostra la vera faccia della morale. Mette in scena un omicidio, ne registra ogni attimo, crea l'aspettativa del noir. Incatena il lettore giocando con l'invenzione di parole, frasi, immagini.
A tratti fa intravedere la sofferenza della protagonista, il bisogno di amore ma sono piccole scintille di luce.
A dominare la scenografia c'è il non senso della relazione, quando la libertà è decisa dal destino, quando la corruzione del denaro profana ogni sentimento.
"Vivere è un'odissea. Dobbiamo sapere quali sono le nostre armi e imparare a riconoscere i punti deboli nelle corazze degli altri". La chiave di lettura convincente in un libro che merita di essere letto perchè esce dai canoni imposti da una falsa etica.
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