"La madre deve essere invisibile ma inevitabile". Rossella Milone in "Cattiva", pubblicato da Einaudi, riesce a cogliere ogni sfumatura di quel miracolo unico, viscerale, sconvolgente perché immenso, di una donna che cede parte di sè alla propria figlia. Esplora con disincantato linguaggio poetico il vulcano incandescente di amore e paura di fronte ad una creatura che viene alla luce. E quel momento in cui il corpo si fa deserto nel dolore lacerante della prima separazione diventa sintesi di sentimenti contrastanti.
"Mia figlia si stava staccando da me e io non ero ancora pronta, volevo rimanere al di qua, non superare i binari."
La scrittrice fa sentire la corporeità di ogni evento, il parto, il vuoto che ne segue, l'allattamento, ricongiungimento carnale di anime. Mostra con una verbosità linguistica, che si rifà a immagini di una cultura classica, la verità di un rapporto che annulla e ricrea. Nel pianto e negli sguardi della neonata cerca le ragioni della prima solitudine dell'essere umano. Si fa vestale di un'alchimia affettiva smscherando le edulcorazioni, mettendo a nudo i cedimenti, i pensieri profondi.
"Con la menzogna rimani senza scappatoie"
Manca il fiato perché si incontrano nel testo riflessioni che erano nascoste, diventate invisibili per l'incapacità di esprimerle.
Il mare, il vento, la luce e soprattutto l'acqua creano un vortice immaginifico in una Napoli che abbaglia e si fa porto sicuro.
Il corpo diventa strumento per raggiungere la propria "origine atavica e informe, in una specie di magma". È mistero e svelamento, sensualità e abisso.
Un libro prezioso da far leggere ai figli ed ogni pagina sarà quell'abbraccio che a volte non abbiamo saputo dare.
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