Le prime pagine di "L'animale femmina" edito da Einaudi nella Collana Stile Libero, fanno innamorare della scrittura di Emanuela Canepa, vincitrice del Premio Calvino 2017. Scene descritte con una perfezione di dettagli si accompagnano ad un testo curato come un giardino primaverile. Ogni parola è un fiore raro, ogni frase allude ad una aspettativa.
Voce narrante è Rosita, studentessa di medicina, costretta a lasciare l'asfittico paese del sud per allontanarsi dalle ossessioni di una madre che l'ha educata ad essere invisibile. L'incontro casuale con l'avvocato Lepore, anziano misantropo con un passato segreto da custodire, darà alla giovane protagonista l'occasione di scoprire in sè una caratterialità imposta.
Due figure che si contrappongono, si cercano e si completano in una fantasiosa interpretazione di ruoli.
Con sguardo divertito la scrittrice stilizza vari tipi femminili e nel seguirla ci divertiamo a scoprire le debolezze di entrambi i sessi. Sullo sfondo l'amore con Maurizio, "un minuscolo orto urbano di sesso e sentimenti bonsai".
Un romanzo che sa intrecciare tante storie seguendo una traccia lineare.
Emerge il bisogno di essere ascoltati, la paura di trovarsi ad aprire nuove pagine, incognite visioni di un futuro incerto.
Tra le righe arrivano come staffilate domande esistenziali senza la presunzione di risposte frettolose. Il lettore si muove con entusiasmo attraverso una trama che non delude. Niente è scontato e i numerosi colpi di scena creano una tensione narrativa che si scioglierà solo nel finale.
La relazione amorosa può essere trappola labirintica se non si affrontano "le profondità sigillate". Nessun personaggio è prevedibile, ha sempre scarti emotivi sorprendenti.
Un esordio narrativo brillante, lettura ideale per chi ogni tanto vorrebbe mollare. La vita è una sfida e bisogna andare fino in fondo, con il cuore in gola e tanta purezza.
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