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"Canta ancora, ragazza" Jacqueline Roy Giulio Perrone Editore

 



"In reparto, la cosa che più mi manca di casa è la pace.
Buffo, visto che mi hanno messa in reparto proprio perché facevo rumore.
Ma nel reparto C non ci sono suoni felici.
Solo le chiavi che tintinnano quando le infermiere aprono e chiudono le porte.
O i pazienti giovani che piangono perché vogliono tornare a casa.
Sono di quei suoni che devi sforzarti di non ascoltare.
I suoni che piacciono a me sono quelli che ti rallegrano, quelli che ti commuovono l'anima."


Ambientato a Londra negli anni Novanta, "Canta ancora, ragazza" arriva in libreria pubblicato da Giulio Perrone Editore che inaugura una nuova stagione letteraria.
Della "Blanck Britain sappiamo poco.
È un filone culturale che riemerge dall'oblio grazie a Bernardine Evaristo che ha come obiettivo la correzione "di pregiudizi storici dell'editoria britannica" che da sempre ha trascurato "le élite bianche all'Accademia più ortodossa."
Protagoniste sono due donne nere di origini caraibiche, recluse in un reparto psichiatrico.
Gloria è combattiva, vitale, amante del canto.
Merle è esile, spaventata.
Il romanzo si sviluppa su tre piani: ad intercarcalare la narrazione ci sono le voci mentali che affliggono Merle.
Sono quelle che rappresentano in maniera simbolica il vulnus doloroso, il cerchio di fuoco nel quale viene confinata la diversità che qui assume doppia valenza: il colore della pelle e la reclusione.

"La voce inizia da dentro.
Poi è fuori di nuovo...

Le mie dita cominciano a muoversi, accarezzano la mia stessa morbidezza, sondano l'umidità, e di nuovo la voce urla
Non toccare."

Forte è l'impatto emotivo con una scrittura lancinante, invasiva.
Mentre il passato emerge come una bolla esplosiva il testo cambia forma e stile.
Il corsivo è una pugnalata, è Storia di padri e di figli, di emigrazione e sconfitta.
È la verità di un mondo che promette benessere e distrugge speranze.
È l'urlo di più generazioni che dovrebbero chiamare casa quella che casa non è.
Jacqueline Roy riesce a dare forma al dolore con una parola che a tratti sa essere visionaria.


"Quello che voglio è diverso da quello che volete voi."

Forse sta qui il segreto di una rinnovata armonia.
Accogliere senza pretendere di cancellare il passato, ascoltare con animo puro, insegnare a non avere paura del futuro.
Splendida la traduzione di Marta Olivi che ha saputo rendere il pathos di un testo intenso e bellissimo.


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