Leggendo "Asimmetria", pubblicato da Feltrinelli, si ha la sensazione di essere tornati a sfogliare le enciclopedie che da ragazzi ci insegnavano a guardare il mondo con curiosità, bramosi di far interagire nelle nostre menti geografia, storia e letteratura.
Lisa Halliday riesce a compiere il miracolo di trasformare la narrazione in un viaggio imprevedibile, sorprendente, ricco di invenzioni lessicali.
La sua scrittura è una tarsía di immagini ed eventi, luoghi e personaggi.
Non si ha il tempo di fermarsi su una metafora e ne arriva un'altra, più intrigante, mai slegata dalla precedente.
È difficile che un romanzo superi la prova di gestire due storie che solo in apparenza non hanno niente in comune.
La scrittrice ha il coraggio di sfidare ogni canone prevedibile e cuce insieme due meravigliosi racconti.
Crea uno scrigno capace di contenere la Parola, quella che sveglia dal torpore, invita alla riflessione, stimola la curiosità del lettore.
Alice e un amore "asimmetrico" con un anziano scrittore a noi caro è certamente simbolo di un limite che si può varcare. Quello della diversità che non è solo anagrafica, è incontro e scontro, scambio di ruoli mentre la tenerezza dei gesti racconta le infinite possibilità del desiderio.
"Imparò e disimparò difficili verità" ed in questo tessere e scucire la tela forse si riesce a sentire "l'urgenza di fare, inventare, creare".
In "Pazzia" entra in scena la disarmonia del potere, quello che impedisce ad Amar, economista iracheno - americano, ad entrare in territorio britannico. La burocrazia diventa una farsa, scandita da dialoghi surreali.
Una dissonanza che si scontra con i ricordi di un oriente oppresso dalle guerre. Flash che arrivano come raffiche di mitra mentre il senso di impotenza si amplifica ed esplode in una analisi religiosa e politica di estrema raffinatezza.
Un romanzo che illumina sulle falle del nostro tempo ma con l'obiettivo di offrirci alternative. Esiste la creatività, la gioia della parola scritta, il piacere di "penetrare oltre lo specchio e immaginare una vita, anzi una coscienza, che riesca in qualche modo a ridurre i punti ciechi della nostra esistenza".
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