Amori che non si dimenticano, nati quando tutto è ancora da scrivere e il presente ha la consapevolezza di un sé difficile da accettare. Philippe Besson scrive un romanzo segnato dal bisogno di accedere al proprio inconscio. Il titolo "Non mentirmi" è emblematico, contiene già in potenza una traccia che si svilupperà pagina dopo pagina in una lancinante confessione. Non è l'ammissione dell'omosessualità, è molto di più.
È il crescendo di un desiderio proibito, è la tenerezza di un'amplesso che vorrebbe sancire l'indissolubile legame tra te e l'altro.
È l'incertezza e la paura colta negli occhi del giovane compagno, l'amore per i libri e per il cinema, la scelta di trasformare la scrittura in una metafora liberatoria.
È l'abbandono, la folle fiducia in un sentimento che si libera da ogni armatura mentale.
La storia pubblicato da Guanda partendo dell'adolescenza e mettendone in luce l'instabilità emotiva si sposta nel presente con passo lento, graduale.
È come se si volesse far adattare il lettore al cambiamento profondo del bambino che si fa uomo. Crisalide e farfalla, metamorfosi narrata attraverso immagini che non lasciano spazio ai tentennamenti.
Ma il volo è intrappolato, piagato dalla vergogna dell'amante, incapace di cedere alla verità.
C'è una frase che traduce la poetica dell'opera: "Quelli che non hanno compiuto il salto, non sono per forza impauriti, sono forse sperduti, disorientati."
Parole che ci appartengono, ci costringono a chiederci se quel salto che la vita ci offre siamo riusciti a farlo.
Saranno tante "le collisioni" i sobbalzi, "le verosomiglianze che valgono piu della verità".
La figura di Thomas tragica e bellissima si rivela nell'ultimo atto e in poche righe vergate dopo anni di rimozione.
"Scoprirò che i libri possono parlare di me, per me" prova complessa e riuscitissima da leggere per imparare che la passione "non si spegne come un fiammifero, soffiandoci sopra". Si alimenta e sopravvive nel ricordo.
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