"Mi mancherà perdonarti", dimenticarti, amarti.
Mi mancheranno i silenzi della madre, il suo curvarsi sotto il peso di un tarlo funesto.
Mi mancheranno i dubbi del protagonista di "L'amore a vent'anni", l'innocente e genuina visione del mondo.
Mi mancherà Silvia con il suo modo di aggirare il desiderio.
Mi mancherà Roma, città che sfuma nel viola del cielo, le strade, le piazze, "i mendicanti con le loro lamentele a voce bassa".
Mi mancherà quella frase che arriva a scombinare l'intreccio.
Mi mancherà la scrittura di Giorgio Biferali, profonda e malinconica.
Dopo aver letto il romanzo, pubblicato da Tunué, si resta orfani della gioventù.
Ci si sente soli, svuotati perché il cerchio perfetto che ci aveva accolto si è dissolto.
È arrivata una luce cruda, abbagliante a svelare nel finale il senso di impotenza rispetto al tempo che ci cambia.
Lo scrittore ci fa entrare in una famiglia normale, dove tutto ha il suo ritmo uguale, piccoli sbalzi nel torpore di un quotidiano senza scosse.
Piano piano costruisce il colpo di scena, quel cambiamento che fa diventare adulti.
Ci si accorge che esistono "il mondo di fuori, il mondo di dentro, il mondo parallelo, il mondo degli altri." Dobbiamo solo avere il coraggio di uscire da nostro piccolo, angusto spazio personale. Ci aspettano sorprese, anche amare ma necessarie per sentire il cuore che batte impetuoso.
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