"Le storie sono l'unico modo sicuro per toccare il cuore di qualcuno e cambiare il mondo".
Non avere paura di affrontare il passato. Riviverlo attraverso la scrittura che si concede, invade corpo e mente, strazia e assolve.
"Due o tre cose che so di sicuro", pubblicato da minimum fax, è una prova letteraria che ricorda le pagine di Anais Nin, scrittrice che strappò i veli all'ipocrita e bigotta rassegnazione femminile.
Dorothy Allison va ancora più in profondità e racconta della sua famiglia che ha "una storia di morte e omicidi, sofferenza e negazione, rabbia e orrore."
Protagoniste la madre con i suoi silenzi, le sorelle, le amanti. Le vediamo incedere con i volti stanchi, "creature dalle facce vuote che succhiavano tabacco e cambiavano fusi nelle fabbriche tessili, esauste, arrabbiate, mai amate abbastanza".
Un libro di memorie, un album di foto, il bisogno di essere diversa?
Molto di più, la sintesi dell'universo femminile, emarginato, offeso, ingannato. La necessità di sconfiggere le bugie, gli abusi subiti per ricomporre le tante figure che la compongono. Ogni donna le ha impresso la sua tragedia, la sua esitazione ed è tempo di liberarsi da un peso spaventoso, lacerante.
Affrontare la collera, mostrare le ferite, superare il senso di colpa, ecco che la parola si fa aspra, inquietante, onesta.
Rivivere la violenza, riappropriarsi del desiderio, trasformare l'odio in amore.
È vero, "è dura essere innocente, e credersi malvagia." Come uscirne? La scrittrice offre una traccia, regala una possibilità.
Leggetela, raccontatela ai vostri figli perché imparino che esiste un luogo "in cui convivono coraggio e desiderio, dove gioia e fierezza spingono il piacere nelle vene, dritto verso il cuore".
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