Gli feci un'amaca con le mani.
Le mie braccia, gli alberi."
In "Nessuno è come qualcun altro", pubblicato da SEM, ogni racconto delimita uno spazio narrativo che può essere letto come un breve romanzo.
Ha l'intensità delle immagini, la compattezza della trama e un sottile, insolito universo fantasioso.
Storie reali, frammenti di esistenza rivisitati attraverso una lente deformante.
Amy Hempel ci fa vedere ciò che non saremmo in grado di notare.
Quel particolare, quella gestualità, quel pensiero fugace che colorano di originalità anche i momenti più scontati.
In "Un rifugio per tutti i servizi" la ripetititività della frase "mi conoscevano" diventa affermazione di identità, necessità di uscire dal buco nero dell'anonimato.
"Ci siamo prese il tempo necessario."
Ed è proprio il tempo diluito in piccole conche di riflessione che si fa protagonista, diventa motore di una sensibilità nuova.
La visione di "una nube di bambole, perturbazione che infuria in una stanza della città" è la provocazione, il fuoco della creatività che esplode senza chiedere permesso.
È la simbologia di un femminile disarticolato e immobile ma ancora capace di un guizzo di energia.
La capacità della scrittrice è quella di filtrare il dolore, renderlo distante da chi legge.
Le sue figure, anche le più tragiche, continuano a raccontare creando un filo invisibile tra vita e morte.
È la testimonianza quella che conta, è quella svolta decisiva che bisogna cogliere.
"Vediamo cosa succede la prossima volta."
Attendiamo, la sosta aiuterà ad andare al fondo del fondo per poi riemergere.
Un testo che aiuta ad ascoltare le tante voci solitarie che abitano il nostro Io e ad accettare che "chiedere aiuto è un segno di forza".
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