"Volevano il grazie, lo sguardo, magari un abbraccio, se quello fosse arrivato spontaneo."
La necessità di ricomporre relazioni umane non mediate è una costante in "Un intoppo ai limiti della galassia" racconti pubblicati da Feltrinelli.
La sorpresa arriva lenta ed è spiazzante.
È come se nella quotidianità si accendesse una luce abbagliante, una rivelazione, una nuova interpretazione degli eventi.
"Si può amare senza capire".
I legami affettivi vengono esplorati nella loro essenza e nel gioco delle parti tutti hanno il loro spazio.
È la democrazia dei sentimenti, anche quando si arruginiscono e si trasformano in giocattoli rotti.
Anche il sogno assume un ruolo fondamentale nella narrazione, a volte aiuta a svelare un dettaglio, altre è il rafforzamento di una fantasia.
Etgar Keret sa coniugare con le sue arti affabulatorie la normalità alla suggestione di altri scenari.
Impossibili forse, ma certamente divertenti, dissacratori, provocatori.
Il disagio che accompagna molti suoi personaggi si scioglie grazie ad un misterioso ribaltamento di situazioni.
Entrare nel mondo dello scrittore israeliano significa superare il vetro opaco che ci separa dalle vere emozioni.
Sporgersi da una terrazza sapendo che la consapevolezza del vuoto può essere salvifica, che "una conversazione è come una galleria che si scava pazientemente con un cucchiaio nel pavimento della prigione", che anche i pesci rossi hanno desideri.
Sullo sfondo un paese mai dimenticato e nella percezione di una delicata malinconia si sente che la risata può essere liberatorio canto di chi crede nella pace.
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