"Un'isola" Karen Jennings Fazi
Samuel e una terra brulla.
Il mare impietoso e i ricordi che danzano impazziti.
Frammenti di infanzia e la fuga dai bianchi colonizzatori.
Fiamme e distruzione e fame e miseria.
La follia della dittatura e il carcere.
Il bisogno di allontanarsi da quella che non è più civiltà.
Un faro e uno spazio da addomesticare.
Poche galline e una quotidianità abitudinaria.
È sopravvivenza senza sogni, senza aspettative.
Quando nell'isola arriva spinto dalle onde un uomo bisogna provare a comunicare.
"Un'isola", finalista al Booker Prize, arriva in Italia grazie a Fazi Editore nella raffinata traduzione di Monica Pareschi.
Uno sviluppo narrativo che sa dosare passato e presente in un gioco di luci e di ombre.
Una scrittura priva di fronzoli, diretta, a tratti disturbante.
Si percepisce il dolore di tutti i popoli martoriati da regimi opprimenti, devastati dalla povertà, privati di tutto.
Credo che l'isola rappresenti il luogo della salvezza dalla brutalità umana ma al contempo mostra l'eterna lotta dell'essere umano che si scontra con la potenza di una Natura avversa.
Diverse le tematiche che attraversano il romanzo che sa dosare con eccellente virtuosismo stilistico la ricerca di identità, la tragica solitudine e il contrasto tra la voglia di abbandonarsi ai sentimenti e il terrore di esserne sovrastati.
Karen Jennings è una delle voci più autorevoli della letteratura sudafricana.
Ha il dono della sintesi e con poche pennellate riesce a tradurre sulla carta emozioni e stati d'animo.
Un testo che ci costringe a riflettere sul rapporto tra noi e gli altri.
Un finale straziante e doloroso che vuole essere l'ultimo urlo disperato di chi non sa più chi è.
Un viaggio crudo e indispensabile per comprendere i popoli africani.
Commenti
Posta un commento