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@MarcoStancati presenta a @CasaLettori il senso del Festival delle Generazioni

Dall'8 al 10 ottobre tutti a Bologna al #FdGTour


Cesare è un pensionato romano di 68 anni. Iperattivo dalle mani d’oro, due giorni a settimana riprende la sua attività di sofisticato pasticcere, ma ora solo per eventi privati ed esclusivi. Eurisko direbbe che è il prototipo del “nuovo senior”: equilibrato, soddisfatto, edonista e capace di concedersi gratificazioni. Cesare, consapevole che “nella vita, a me m’ha detto bene, ad altri no”, fa volontariato nei giorni pari e nel tempo ritrovato si aggira da “immigrato digitale cazzuto” sui Social. Mi mostra soddisfatto i suoi follower: “a me, mi seguono pure li Millennials!” Lui al Festival delle Generazioni, che fa tappa a Bologna, ci sarà; perché “basta parla’ de ‘sti patti generazionali… ‘Ncontramose! Che famo prima, no?” 
L’inversione della piramideTrent’anni fa i giovani (0-24 anni) erano la percentuale più alta della popolazione italiana (38%) e gli over 55 la più bassa (24%). Fra trent’anni la situazione, già oggi profondamente mutata, s’invertirà: i giovani si attesteranno al 22% e gli over 55 al 44%. Quella che era una piramide, oggi ha la forma di una botte, domani tornerà ad essere una piramide. Ma rovesciata.
Uni
Ha ragione Cesare. Bisogna che questi generazioni si incontrino nella quotidianità, e non nelle intenzioni, proprio sui terreni apparentemente più difficili da condividere: da una parte la gestione della complessità degli analogici, dall’altra la capacità dei giovani, nati a cavallo del passaggio di millennio, d’integrare vita on e off line. Quei Millennials che “nascono digitali e crescono mobile” secondo una recente ricerca della Nielsen-Yahoo che rivela l’abbandono, da parte di quella generazione, del pc a favore dello smartphone. E in attesa del phablet: più piccolo del tablet, più grande e potente dello smartphone.
Il senso dei Festival. I festival oggi proliferano, favoriti dalla tecnologia che consente la possibilità di viverli e commentarli Futuro ierianche on line. Sul senso di questi eventi mi affido a Domenico De Masi, convinto sostenitore e organizzatore di molti Festival, tra cui quello storico di Ravello. De Masi è tornato di recente a presiedere proprio la Fondazione Ravello: “Sono come università invisibili. Così come le “universitas studiorum” del medioevo, impongono ai nuovi “clerici vagantes” il rito liberatore del viaggio, la festa goliardica dei pasti frugali, i tollerabili disagi di strutture minimaliste. Senza essere ammesse nelle statistiche dell’istruzione ufficiale, queste università invisibili offrono lavoro, cultura e benessere, educano all’ozio creativo, si incaricano della nostra crescita intellettuale e della nostra felicità.” Insomma  è un hashtag per una forma d’Università diffusa.
Il Festival delle Generazioni, manifestazione biennale degli anni pari con sede a Firenze articolata in dieci sezioni, negli anni dispari va in giro per l’Italia con tappe di durata più contenuta. Sarà a Bologna, articolato su tre sezioni (Maratona di scrittori, Musica e Parole, Il futuro è già ieri) e vari eventi speciali, dall’8 al 10 ottobre 2015, dopo aver già toccato Roma a febbraio e Salerno a giugno. Quello delle Generazioni appartiene alla categoria dei Festival interdisciplinari, diversamente da quelli monotematici: Trento (economia), Mantova (letteratura), Modena (filosofia).  Ma entrambe le categorie si propongono di offrire alla collettività occasioni di crescita culturale, situazioni eccezionali, incontri e lavori inediti corrispondenti ai bisogni emergenti nella società. Coerentemente con le radici sindacali di questo coraggioso Festival; il promotore infatti è Fnp Cisl.
Il futuro è già ieri. È la sezione della quale sono il curatore e che ha come slogan “Che nessuna generazione viva a sua insaputa”. Rappresenta un momento sperimentale del Festival, nel senso che i relativi eventi mirano a fare incontrare i più giovani con gli anziani sui terreni più ostici per quest’ultimi: quelli della vita digitale. Per fare qualche esempio: a Firenze e a Roma, la generazione dei nipoti ha parlato a quella dei nonni di Realtà Aumentata e di Internet delle Cose; in uno straordinario laboratorio di Condivisione della Memoria (luoghi, oggetti e valori) le narrazioni degli anziani sono state digitalizzate dai giovani, perché non si perdessero. Alla Sapienza di Roma questa sezione ha portato bambini delle elementari, adolescenti dei licei e pensionati, per rivivere insieme la magia di Pinocchio, riscrivendolo collettivamente grazie a Twitter: è stato uno dei momenti più partecipati ed emozionanti d’integrazione intergenerazionale. A Bologna ci riproveremo, con cinque eventi:
  • Immigrazione. Le parole e le immagini per dirlo. Le immagini, anche più delle parole, creano etichette e generalizzazioni su fenomeni sociali complessi che coinvolgono le fasce più deboli o minoritarie delle popolazioni. Tutti, giovani e anziani, cadiamo troppo spesso in un uso superficiale o spettacolare di parole e immagini. E oggi più che mai bisogna prestare attenzione, perché la rete moltiplica le parole, le amplifica, le estrapola, le reitera e le rende virali. Albert Camus diceva: “Imparare a nominare le cose in modo corretto diminuisce la sofferenza che è presente nel mondo”. Appunto. Vogliamo provarci?
  • TwLetteratura, un fenomeno intergenerazionale. Sensibilizzare alla lettura in maniera creativa generazioni diverse (dai bambini ai nonni) utilizzando un Social Network, liberandolo dal luogo comune di territorio esclusivo di Millennials, affetti dalla sindrome del selfie. TwLetteratura presenta con l’hashtag “#TwAusten” la riscrittura di Orgoglio e Pregiudizio e con #LabExpo la riscrittura, in collaborazione con Fondazione Feltrinelli, del “Patto per la scienza”, pubblicato in occasione di Expo 2015. E a tuittare prima, durante e dopo non saranno solo i giovani o gli anziani ma “cittadini di ogni età”
  • Piovono Parole. Due laboratori articolati su una lezione di scrittura e una successiva interazione con il pubblico, mettendo in contatto le sensibilità di generazioni diverse con la lettura e la discussione di testi prodotti dai ragazzi. Con la partecipazione di scrittori già consolidati e degli insegnanti che hanno seguito l’esperimento si affronteranno alcuni temi caldi: Cosa vuol dire scrivere oggi, ai tempi dei Social e della lettura a schermo? Come si costruisce senso? Pubblicare un e-book dà la stessa emozione di pubblicare su carta? … E intanto prende corpo (su carta appunto, che la carta è… la carta!) una mini antologia dei racconti nati dal laboratorio. “Perché la pioggia, quando è buona, deve essere raccolta” suggerisce la prefazione
  • Pop Economix Live ShowImmediatamente dopo un momento topico del festival (l’intervista a Romano Prodi sulla crisi globale e la sua evoluzione) nello stesso luogo i medesimi temi saranno proposti in chiave narrativa, come sottolineano gli autori: “Pop Economix è una narrazione teatrale di impegno civile, comica e drammatica insieme. Un grande racconto collettivo per ritrovare il filo della nostra memoria, mettere in fila i fatti, i nomi e i meccanismi che, senza neppure che ce ne accorgessimo, hanno travolto il nostro mondo e le nostre speranze negli ultimi quindici anni. Per comprendere perché niente ci sembra più come prima e decidere finalmente di diventare i protagonisti di questa storia”. I più maturi d’età in genere si sono dati una spiegazione di quello che è successo, i più giovani molto spesso l’hanno preso come un dato di fatto. Vedremo se partecipare alla narrazione aprirà gli uni e gli altri a nuovi punti di vista, vedremo come il doppio evento (l’intervista a Prodi e la narrazione teatrale) sarà vissuto e raccontato sui Social
  •  La Radio dalla Propaganda ai Social Network La Radio negli anni 30 era uno status symbol della borghesia agiata; poi Mussolini la radiodiffonde nelle scuole, nelle comunità agricole, nelle piazze e la Radio diventare un mass media. In un Paese ancora largamente analfabetizzato, la parola detta e ascoltata era più potente della parola scritta. Grazie al Museo (privato) della Comunicazione e del Multimediale e al suo “mitico” fondatore e curatore, ascolteremo l’autentica voce della propaganda (anche quella ludico-pedagogica) con approfondimenti sulla comunicazione politica di allora e quella di oggi. Grazie ad alcuni protagonisti e testimoni dei New Media analizzeremo il processo di trasformazione della Radio ai tempi d’ Internet, vedremo come comunicano i politici nell’era dei Social network e dello streaming.
    E attraverso la “nuova narrazione” (testuale, fotografica e audiovisiva) dell’evento sui New Media entreremo nella dimensione della Social Radio: le nuove forme di ascolto, partecipato e personalizzato, da parte di ascoltatori che contribuiscono a riscrivere i palinsesti.
Quel mare a Bologna. Troppo ambizioso un Festival che vuole mettere insieme, tra le altre, le categorie dei Pensionati e dei Millennials? I pensionati che usano ancora la Tv per informarsi e a un smartphone chiedono, prima di ogni altra cosa, di essere un telefono e, qualora approdino a Facebook, fanno un telegramma per farlo sapere agli amici più cari. E i Millennials che non parlano con parole ma con emoticon, immagini, video e giff animate e che considerano telefonate e sms già archeologia comunicativa. I Pensionati insieme ai Millennials? I primi hanno imparato a usare il correttore automatico perché hanno paura dei refusi, i secondi usano una neo lingua “Sintax and Grammar free”. I Millennials utilizzano in modo sinergico e simultaneo diversi schermi e diversi device; i pensionati non sanno cosa sia il multitasking ma gli suona vagamente peccaminoso. Sì forse è ambizioso questo festival. Però l’incontro tra generazioni è già riuscito a Firenze e a Roma, sarà perché tra gli anziani sono sempre più numerosi i “nuovi senior”, analogici dentro ma digitali quanto basta, sarà per il potere accomunante della narrazione. Sì, quella cosa che i Millennials chiamano storytelling. Quella cosa che spinge gli uni ad ascoltare gli altri e, tramite l’empatia, fa scoprire o riscoprire mondi. E #FdGTour/Bo sarà ricco di narrazioni e anche di strumenti e laboratori per interpretarle. Come il laboratorio di origami 
Nacrhe
in piazza del Nettuno, organizzato dagli instancabili volontari di AnteasAnolf e Iscos, che già da venerdì 9 coinvolgerà “cittadini di ogni età” nella costruzione di barche di carta per un obiettivo forte che integra e unisce: il flash mob Mille Barche Per Il Mediterraneo (sabato 10 ottobre alle 18.30 a piazza Maggiore) che testimonierà, sul problema dei migranti, la memoria e l’impegno. Perché il mediterraneo non lambisce solo le coste. E la grassa, la dotta, la rossa, la turrita, la… consapevole Bologna, lo sa.
Marco Stancati
Marco Stancati
Marco Stancati è consulente di direzione, docente di “Pianificazione dei Media” e di “Comunicazione Organizzativa” alla Sapienza di Roma, giornalista. Da analogico che vive quotidianamente la fantascienza del digitale, scrive di fenomeni coinvolgenti, di motivante umanità e di ordinaria disumanità.
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