Imparare a dimenticare, cancellando il rimpianto.
"Aspettando i Naufraghi", edito da minimumfax, è metafora sottile, parodia purificatrice, invito ad interrogarsi sulla salvezza.
È la rappresentazione del conflitto tra vita e morte, innocenza e complicità, omologazione e libertà.
Non un romanzo apocalittico, pur presentando squarci drammatici che rimandano alla tragedia greca. È il lento, inesorabile cammino verso la consapevolezza.
"Loro stanno arrivando. E si prenderanno tutto."
Possiamo immaginarne le fattezze, credere che siano la rappresentazione delle nostre paure.
Orso Tosco da geniale scenografo non ne svela identità o tratti somatici. Ci fa percepire la loro inesorabile avanzata, quel silenzio che ghiaccia il cuore e trasmette il senso di impotenza di fronte alla scomparsa della parola.
Contano solo le azioni, che non partono dal ragionamento ma dall'istinto. Da questo nucleo filosofico lo scrittore articola la resistenza agli invasori. Sceglie un luogo simbolico, un ospedale oncologico, nicchia di speranze azzerate. Ma è dal profondo della disperazione che può nascere un barlume di luce.
Massimo, Olga, Piero, il dottor Malandra, Guido, Bibiana sfilano come ruscelli in cerca dell'assenza primaria.
Ognuno incarna la vera umanità, quella non obnubilata da false lusinghe, pronta a scontrarsi con il passato, a riconoscere le sconfitte.
Il dolore si fa forza trainante proprio perché è collettivo. Si annulla la vergogna e ci si mostra feriti, indifesi, ma consapevoli.
L'autore con immagini visionarie e poetiche coglie i frutti del vero amore, quello capace di accettare le impurità. Mai scontato, pronto ad accogliere l'ultimo desiderio, il sorriso di un ricordo condiviso.
L'attesa strema, assilla, è presenza invasiva. Ma spinge a cercare "lo spazio non governato dai confini, esente dalle misurazioni.". Il testo insegna ad accettare il distacco, ad avere compassione, a saper dire addio.
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