Eccola Tommasina "con gli occhi bassi, cresciuta senza madre, con un padre sempre ubriaco". Pochi frammenti per ricostruirne la personalità.
Profanata dell'omicidio di una amica. Ferita da lettere anonime che infangano la sua purezza. La scelta estrema mentre ardono sulla sua memoria i pettegolezzi del paesino di provincia dove è nata.
"L'innocenza di Tommasina", pubblicato da Edizioni e/o introduce nella palude del sospetto. Spalanca le porte dell'ambiguità.
Ad indagare sulla vita della giovane è Vittore con "una vita precaria e inconsistente, leggera e provvisoria".
Ha "ricordi sanguinanti" che amplificano l'atmosfera smaniosa del romanzo.
Le sue notti sono riempite dalla sensualità di Lena, che si concede con la frenesia di un'anima inquieta.
Caterina Emili descrive una comunità del Sud e attraverso il dialetto, le ricette dal sapore antico, le usanze e le credenze rivisita l'Italia, ne mostra i lati oscuri.
Un noir insolito dove è la vendetta ad essere la primadonna. La sentiamo prima come figura immaginata poi come presenza reale. Ci accerchia mentre i contorni tra vittime e colpevoli si fanno meno netti.
I misteri si infittiscono tra vecchie storie torbide e un presente che non può accettare e dimenticare le colpe.
Le donne: depositarie di segreti inconfessabili, marmoree, incomprenbili nei loro silenzi e nel gioco di sguardi.
Mario, Maria, il Taranta, il Professore sono voci della Puglia, " porto senza acqua dove mille culture si sono spiaggiate come balene troppo pesanti".
Un romanzo che sa appassionare mettendo a nudo passioni profonde, rischiose e inarrestabili.
È vero che "ha valore solo quello che uno costruisce sopra le sue macerie"? Il libro offre qualche risposta.
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