"La ricreazione è finita" Dario Ferrari Sellerio Editore
"Ogni generazione fa storia a sè."
La storia di ognuno evolve attraverso trame imprevedibili legate anche al contesto sociale, agli sviluppi culturali e politici.
Dario Ferrari è bravissimo a tracciare una demarcazione tra l'esistenza di nonni e genitori e quella sgangherata e inconcludente del suo protagonista.
Sceglie Marcello che con una verve ironica notevole si racconta senza celare il disagio per il tempo che passa inesorabile.
Trent'anni e poche certezze, una fidanzata e gli studi all'università di Lettere.
A dare una svolta al suo destino sarà una borsa di studio che lo porterà ad indagare su un terrorista, un certo Tito Sella.
Morto in carcere ha diverse zone d'ombra che devono essere approfondite.
Si fronteggiano due figure diversissime e in questo lento svelamento c'è il bisogno di comprendere un'epoca e i suoi ideali.
"La ricreazione è finita", pubblicato da Sellerio Editore nella Collana La Memoria, non è solo rivisitazione di un periodo che è rimasto sospeso forse per paura di scoprire verità scomode.
È la crisi emotiva e affettiva di una generazione che ha perso i sogni ed ha giocato la propria partita nella convinzione che non ci siano certezze.
La famiglia tradizionale si è sgretolata, i legami amorosi si sono rivelati paraventi che celano la difficoltà a stare soli, il lavoro è una chimera.
Il testo con grande onestà intellettuale svela le logiche malsane dell'accademia italiana, ne mostra i giochi di potere e le miserie.
Ma l'aspetto più inquietante è legato alle strategie degli anni di piombo, quel misto di coraggio e spudorata necessità di cambiare le sorti del paese.
In Marcello avviene una sovraesposizione di immagini che rischiano di compromettere la sua identità.
"Io delle persone non ci capisco e non ci capirò mai niente."
Una scrittura che fa riflettere sulle nostre capacità di fidarci e affidarci, su ciò che resta delle fantasie giovanili, sull'ipotesi di abbandonare tutto ciò che è di intralcio alla nostra crescita.
I riferimenti al nostro approccio alle opere letterarie sono geniali e ci fanno comprendere che spesso durante la lettura sottovaliamo la bellezza dell'opera, presi dalla vertigine del nostro Ego smisurato.
"Quando voi leggete Gadda non è che godete per quello che scrive, ma godete nel pensare quanto siete fichi perché voi siete in grado di apprezzarlo."
Per non dimenticare che
"A volte uno si crede giovane, e invece è soltanto incompleto."
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