"Chiuso per calcio" Eduardo Galeano SUR
Come definire "Chiuso per calcio", pubblicato da SUR nella traduzione di Fabrizio Gabrielli?
La rivisitazione del ricordo, la mappa di un viaggio da sempre agognato, la sintesi di una grande passione, il racconto all'interno del racconto, la metafisica della vita.
Si potrebbe continuare all'infinito perché il testo coagula insieme mille sfumature dell'ecletismo letterario di Eduardo Galeano.
Fin da bambino ha cullato la chimera di diventare giocatore e questa fantasia infantile non realizzata è diventata la sua stella, quella stella che non smetterà di brillare nonostante le turbolenze di una società consumistica che ha tentato e tenta di azzerare la purezza dello sport.
Se è vero che l'autore riesce ad "offrire, gratis, alcuni frammenti di calcio", a farci emozionare, a farci sentire il respiro del pubblico, c'è dell'altro.
Perché Galeano prima di tutto è un compositore di storie e negli inediti, negli articoli giornalistici troveremo la sua anima.
L'anima dell'uomo di strada, di colui che da sempre ha narrato l'umanità e la fragilità, le contraddizioni dell'America Latina, il disagio degli ultimi.
Ed anche in questo mausoleo della memoria i giocatori sono prima di tutto protagonisti.
Con pregi e difetti, grinta ed entusiasmo, rabbia e frustrazione.
"Maradona ha guadagnato molto e molto ha pagato."
Uscendo dal cerchio magico della mitizzazione collettiva i personaggi riacquistano quella parte di sè intima.
Non sono più idoli e questo è il primo regalo che ci offre Galeano.
La seconda meravigliosa lezione è legata alla relazione tra sacro e profano, suggestione e incantamento.
Su quei campi si costruisce un pezzo di presente che resterà nel tempo a testimoniare l'attimo in cui il pallone segue la sua traiettoria.
E in quello spazio di attimi è racchiusa la magia di qualcosa di irripetibile.
Credo che il testo sia la metafora di ciò che ci fa battere il cuore ed è vero che leggendo succede una strana alchimia.
"Volevo aiutare i fanatici della lettura a superare la paura del calcio, e i fanatici del calcio a superare la paura dei libri."
Ancora una volta lo scrittore riesce ad essere vate.
Il mio grazie va all'editore e alla redazione di L'ultimo Uomo che ha curato con amore l'opera.
La struttura narrativa è coincisa, molto visiva, partecipata.
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