"La vita di chi resta" Matteo B. Bianchi Mondadori
"Sto diventando il dolore che mi abita."
Le parole scivolano sulla carta come lacrime rapprese.
Entrano come spilli nella carne di chi legge.
Si animano, si mescolano, si incendiano.
Sono acute, lievi, fulminanti.
Restituiscono la sacralità di un amore durato sette anni, raccontano la gioia e la complicità, i viaggi in paesi periferici, l'attrazione che è una sfida.
Si fermano, riprendono fiato ed escono lasciandoci pietrificati.
"Si è impiccato.
Non l'avevo ancora detto.
Ho impiegato venti pagine per trovare il coraggio di scriverlo."
"La vita di chi resta", pubblicato da Mondadori, è una storia intima, sofferta, pensata.
È il filo che si spezza lasciando appesi al nulla.
È la realtà plumbea, le mille domande, i sensi di colpa.
Voler comprendere una scelta, imparare ad accettarla, redimere il ricordo.
Placare la fame d'aria, la vertigine e il vuoto.
Aggrapparsi alla letteratura, provare a rendere universale la propria sofferenza.
Ci riesce Matteo B. Bianchi con una scrittura perfetta, misurata anche nei momenti più tragici.
Non abbandona il presente che si colora del prima.
Sceglie fonemi come fossero foto per riempire un album che manca.
"Regredisco al me stesso infantile che aveva paura del buio, e neppure poteva immaginare quanto il buio vero fosse spaventoso."
Le voci degli altri che tentano di consolare.
Le stesse, ripetitive, assordanti.
E quella frase come un mantra
"Quando torni io non ci sarò già più."
La musica, i festival letterari, gli incontri di una sera.
Pensieri che vogliono riordinare il caos, schegge che feriscono.
Imparare a fingere, essere altro da te, dimenticare i volti e i nomi.
Ma arriva il momento in cui
"L'essenziale resta questo: che a un certo punto devi concederti di andare avanti.
Devi perdonarti."
Dedicato a tutti coloro che hanno perso la strada, a chi è in bilico su un burrone, a chi non ha il coraggio di vivere.
Bellissimo!
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