"Una famiglia" Pascale Kramer Nutrimenti Editore
"Romain aveva ricominciato a bere, o meglio ad annientarsi con l'alcol come aveva fatto fin dall'adolescenza con una costanza demenziale e una violenza verso sé stesso che tutti loro avevano pagato con anni e anni di inconsolabile senso di colpa."
Il figlio spurio nato dal matrimonio di Danielle, accolto da Oliver come un bambino suo.
"Una famiglia", pubblicato da Nutrimenti Editore nella Collana "Greenwich", tradotto da Luciana Cisbani, dà voce ai componenti del nucleo familiare.
Ognuno racconta un frammento di Romain, cerca di ricostruirne la personalità.
Mathilde, Lou, Èdouard hanno sentito il peso di una presenza oscillante, portano i segni di questa crepa.
Reagiscono con modalità differenti ma tutti sono assillati dai dubbi.
Cosa avrebbero potuto fare per salvare dell'abisso il fratello?
La vita scorre come una commedia già scritta ma manca proprio lui, il personaggio principale.
È sullo sfondo, una macchia sul bordo del foglio, una assenza fisica ma non psicologica.
C'è nel ricordo di giorni difficili, nei ricoveri nei centri di disintossicazione, nei furti e nelle infinite menzogne.
È stato l'elemento destabilizzante, l'orizzonte irraggiungibile.
Nella forza di Danielle si racchiuse la speranza di una madre, nel carattere mite di Oliver il bilanciamento di equilibri frantumati.
La scrittura varia impercettibilmente capitolo dopo capitolo a voler sottolineare la espressività dei personaggi.
Dosati i dialoghi, raccontano il prima come un sogno ad occhi aperti mentre la casa prova ad accogliere e ad abbracciare tutti.
Pascale Kramer, vincitrice del Gran Premio svizzero di letteratura 2017, entra in punta di piedi nelle dinamiche relazionali.
È rispettosa dei tempi e degli intoppi, delle paure e delle parole non dette.
Non giudica e non assolve ma la sua empatia è completa.
La percepiamo nella delicatezza delle descrizioni, nei gesti appena accennati, nel captare i sobbalzi dell'animo.
Quando il sipario sta per calare sentiamo che sta per svelarsi l'ultimo atto e silenziosi attendiamo le parole finali.
Arrivano impetuose e ci sommergono.
Anche noi coinvolti senza aver saputo decodificare il disagio.
Un romanzo tesissimo, dove non affiora mai il dolore.
È sotterraneo, profondo, incagliato nei recessi nascosti di ognuno di noi.
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