"Azzardo" Alessandra Mureddu Einaudi Editore
"Se hai perso continui a giocare perché devi rifarti, se hai vinto continui a giocare perché vuoi vincere di più.
Fino a quando, nell'ultima fase della progressione della malattia, prevale la spinta autolesionistica e ti ritrovi a giocare per perdere.
Di vincere non t'importa più: sei un errore e vuoi dimostrartelo."
Provare a salvare il padre dal gioco.
Imparare ad imitarlo.
Scegliere la stessa sala e iniziare la scalata che porterà all'annullamento.
Sentire il battito accelerato, aspettare il responso da una macchinetta.
Non dormire, non mangiare, non curarsi più di nulla.
Solo quei luoghi di perdizione diventano spazi dov'è si è liberi di avere emozioni.
Provare a smettere, frequentare gruppi di sostegno e poi cadere vertiginosamente.
Affidarsi ad uomini sbagliati come fossero ormeggi certi.
Ritornare al passato con gli occhi spaventati dell'adulta.
Sentire il tempo come una mannaia e continuare a correre verso il proibito.
Il gioco è nemico e amico, amore e odio, complicità e distacco.
È vergogna e sporcizia, sudore ed esaltazione.
"Azzardo", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Unici, è testimonianza che lascia senza fiato.
La scrittura affronta il chiuso di un isolamento voluto, circoscrive un'esistenza frammentata, scopre ciò che nasconde il vizio.
Ha il coraggio di pronunciare la parola malattia, al disagio da un volto, alla fragilità emotiva una collocazione.
Il romanzo ha scatti in avanti, si ferma su una scena, osserva gli altri giocatori e poi torna indietro cercando di trovare tracce di un malessere inesprimibile.
Le parole rotolano e producono suoni, le voci si alternano creando una struttura corale.
La protagonista è sintesi di ciò che manca in questa follia che si chiama vita.
È la somma di perdite e sconfitte non solo sue.
I personaggi che ruotano intorno alla storia hanno un percorso con troppi vuoti da riempire.
Alessandra Mureddu alla prima prova narrativa mostra talento e bravura.
La sua parola strappa dall'oblio le complesse dinamiche padre figlia, le relazioni amorose che sono lacci capaci di stritolare, la compulsività che va curata.
Insegna che le porte possono riaprirsi, che si può rinascere imparando a lasciare andare tutto ciò che ci risucchia verso il baratro.
Un libro terapeutico e potente, uno sguardo lucido e schietto che invita a mollare "l'ennesimo aguzzino" che vuole schiavizzarci.
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