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"Il trattamento del silenzio" Gian Andrea Cerone Guanda Editore

 


"Il trattamento del silenzio" Gian Andrea Cerone Guanda Editore






"Nell'ufficio di Mandelli c'è il tutto esaurito, se si dovesse pagare il biglietto si registrerebbe il record stagionale d'incasso.
Il commissario si gode la sua squadra quasi al completo, con la sola eccezione della Ambrosio."


La squadra dell'Unità Analisi del Crimine Violento è tornata.
Ci era mancato il loro modo di risolvere i casi, la capacità di confrontarsi, la genialità nel mettere insieme i dettagli.
In "Le notti senza sonno" avevamo imparato a conoscerne la qualità investigativa.
Avevamo apprezzato il loro essere corpo unico.
"Il trattamento del silenzio", pubblicato da Guanda Editore, è corposo, ricco di colpi di scena, capace di tenerci incollati alla pagina.
Non è solo la trama che costruisce una fitta ragnatela di eventi a coinvolgerci.
In questa seconda prova letteraria i personaggi hanno una filigrana più sottile, riescono a raccontarsi con spassionata sincerità.
I nuovi interessi del commissario Mandelli, i ragionamenti dell'ispettore Casalegno intrecciano scorci privati alla complessa ricerca dei colpevoli.
Due figure inquietanti animano le pagine creando suggestioni che ricordano il romanzo gotico.
Il Male si camuffa bene, si maschera ed insegue le sue vittime mentre un filo di perversa cattiveria fa esplodere sentimenti repressi come la vendetta e la necessità di castigare.
Avere il potere di decidere in un' arcana e tragica tragica mistificazione del Sè.
È interessante la scelta di un arco temporale definito: otto giorni nelle quali si scende nei profondi abissi della follia.
Bellissima e disarmante Milano, la fotografia sgranata di una città che partecipa con il suo cielo plumbeo.
E la pioggia con il suo ticchettio stanco a monitorare le ore.
La sparizione di un libro esoterico aggiunge pathos e introduce elementi mistificatori o forse aiuta a comprendere la relazione tra la malvagità dell'uomo e la finzione di teorie che obnubilano la mente.
Da leggere ascoltando le canzoni di Bob Dylan per ricordare che ognuno di noi contiene moltitudini.



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