"Grande nave che affonda" Andrea Cappuccini Atlantide Editore
Sullo sfondo una Roma che sfugge, visione sfocata, meravigliosa ed enigmatica.
La famiglia e gli strani meccanismi che la reggono.
Una ragnatela di silenzi e chiacchiere, notti insonni e passeggiate solitarie, il ronzio della tele, una terrazza e risate in sordina.
Al suo esordio narrativo Andrea Cappuccini ci regala una prosa che ha il profumo dell'ignoto.
Costruisce una trama dove i personaggi sembrano incapaci di incontrarsi, persi nel caos cosmico.
Torricella e una folla di maschere mentre il clima è una cappa incolore.
Camillo, capofamiglia, e i pensieri rabbiosi di chi non sa più come gira il mondo.
Viviana e la ricerca di tregua, Aurora e le serie TV: quotidianità sciupate nella futile rincorsa di un tempo stranito.
A catapultare tutti in uno spazio ambiguo è Taddeo, elemento di rottura di un'armonia forse mai esistita.
Figlio che ha varcato i confini del giusto e con il suo arresto ha creato un vuoto.
"Grande nave che affonda", pubblicato da Atlantide Editore, si immerge dentro questa crepa.
Ne studia la consistenza e la pericolosità, analizza i comportamenti dall'esterno, cerca di interpretare le azioni e le passività.
Con una eccellente strategia narrativa all'amico di Taddeo, Diego, viene affidato il compito di registrare ciò che accade.
In questa figura complessa e sempre in movimento, pronta ad intercettare il nuovo e il vecchio, si compone la poetica del disordine.
Andrea Cappuccini al suo esordio narrativo riesce a raccontare il nostro presente ingarbugliato.
Crea suggestioni con una scrittura moderna, orchestrata da più voci.
Rappresenta la città come una spiaggia senza confini, mostra la difficoltà di comprendere le evoluzioni generazionali, è divertente e profondo.
"Ognuno era perso in un mondo suo e poteva succedere qualsiasi cosa, anche la più inverosimile, senza che nessuno si stupisse o che magari nessuno ci facesse caso."
Siamo davvero stelle disperse in un cielo infinito?
A voi la risposta.
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