"Piano inclinato" Silvia Dai Pra' Mondadori Editore
Una famiglia borghese come tante.
Angela, insegnante alle medie.
Mauro, professore di storia e filosofia al liceo.
Due figli: Perla, perfetta, colta, ubbidiente, bravissima in tutto.
È la luce che copre le ombre.
Felix, voce narrante, è il figlio sbagliato dal quale non ci si aspetta niente di eccezionale.
Un nucleo familiare felice?
Lo scopriremo leggendo "Piano inclinato", pubblicato da Mondadori Editore.
La scrittura è fluida e confidenziale, non subisce forti scosse nel corso della narrazione.
Strategia narrativa che accresce l'attesa di qualcosa che spezzi quello che sembra un incantesimo.
Troppa quiete tra quelle mura, nessuna tensione come se ognuno recitasse una parte.
Quando entra nell'esistenza quieta di Perla James Tocci le prime reazioni sono piene di sorprese.
Quel giovane è troppo diverso dalla ragazzina, tutti stanno a guardare.
Ed è questa la prima crepa, non essere in grado di comprendere che dietro il brusco cambiamento dell'adolescente non c'è solo una temporanea ribellione.
Assistiamo al lento disfacimento di un equibrio solo di facciata.
Crolla il castello di menzogne e appare il vuoto.
Silvia Dai Pra' destruttura l'organizzazione sociale che tiene insieme i personaggi.
Lo fa lentamente con delicatezza perché sa che ciò che resterà saranno ceneri che volano al vento.
Insieme alle illusioni, ai miti di una perfezione che non esiste, di una cultura che copre la voragine interiore.
Chi si salva?
Non credo sia questo il tema principale.
Muore il perbenismo e la finzione di una morale che non ha fondamenta.
Muore la coppia quando il silenzio invade ogni gesto.
Resta soltanto la parola per riordinare i pensieri, dare un senso alla propria affettività, ridimensionare la chimera di una felicità inesistente.
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