"Gli amanti della notte" Mieko Kawakami edizioni e/o
"Non avevo nessun posto dove andare,
nessun piacere nella vita.
Ero completamente sola."
"Gli amanti della notte", pubblicato da edizioni e/o nella traduzione di Gianluca Coci, suggella e definisce il percorso narrativo di Mieko Kawakami.
In "Seni e uova" (edizioni e/o 2020) e in Heaven (edizioni e/o 2021) lo sviluppo narrativo ha avuto come fulcro centrale una tematica, nel nuovo romanzo l'attenzione si sposta sul personaggio.
È Irie Kuyoko a riempire la scena ed è come se una patina di distanza abissale la distanzi da tutto.
Redattrice freelance, timida, impacciata, è immersa in una solitudine che ha costruito per difendersi.
È questa la prima impressione avvalorata dalla difficoltà evidente della protagonista a creare relazioni.
Qualcosa di profondo blocca e inaridisce i suoi giorni.
Nel confronto con la collega Hijiri mostra una resistenza che non è solo caratteriale.
Dovremo pazientare senza cercare di interpretarne i silenzi perché il suo è un viaggio che deve attraversare con i suoi tempi, con le sue scoperte.
Si può esistere in un mondo a parte?
È questa la domanda che sorge spontanea leggendo una prosa a tratti spigolosa.
Fondamentale è il ruolo dei libri, strumenti per raggiungere la perfezione.
E in questa ossessiva ricerca dell'errore nelle bozze si concentra quel bisogno di linearità.
Mentre il fuori è un groviglio di voci assordanti la mente deve elaborare una strategia difensiva.
Può bastare il riflesso della propria immagine a scatenare un uragano interiore.
"Ho cercato di imparare a non essere più quella che ero di solito."
Per farlo bisogna toccare il fondo, affrontare i nodi dolorosi, imparare ad accettarsi.
Fidarsi della luce, cercarla e provare a splendere.
Il testo sa essere duro e intransigente nei confronti del mondo editoriale, un pretesto per narrare quanto sia complesso oggi essere soggetto e non oggetto del lavoro.
Bellissime e suggestive le passeggiate nella notte, unici spazi di libertà interiore.
Una frase risuona come un mantra:
"Non esiste una luce che dura per sempre?"
Ancora una volta l'autrice ci mette alla prova e, fidatevi, non ne usciamo sani.
È questo il potere della buona letteratura.
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