"Sanguemisto" Gabriela Wiener La Nuova Frontiera
Leggendo "Sanguemisto", pubblicato da La Nuova Frontiera nella Collana liberamente e tradotto dallo spagnolo da Elisa Tramontontin, bisogna percorrere diverse strade.
Si parte con la ricerca della discendenza in un percorso rocambolesco e intrigante che ci permette di conoscere l'antenato illustre, Charles Wiener.
Esploratore austriaco che arriva ad un passo dalla scoperta di Machu Picchu, uomo controverso, ambiguo, avventuriero.
Su questa doppiezza e sul passato turbolento indaga la protagonista cercando di rintracciare i lati oscuri che la porteranno inevitabilmente ad interrogarsi sulla famiglia d'origine.
Tornare in Perù significa confrontarsi con radici scomode, con un'infanzia costellata dalla menzogna.
Da bambina ha scoperto che il padre ha una seconda vita, un'altra donna che ama profondamente.
Si ripete lo schema iniziale: la frantumazione dell'Io che si dibatte tra esistenze parallele.
Su questa complessità viene costruito un romanzo tesissimo, intimo e al contempo universale.
Entra in gioco una profonda riflessione sul meticciato.
Cosa significa la mescolanza di bianco e nero?
Quali le conseguenze di un matrimonio misto?
Come definirsi e come rappresentarsi?
A chi si appartiene?
Alla madre o al padre?
Gabriela Wiener potrebbe accontentarsi di questa tematica, sviluppata con intelligenza e spirito critico.
Chi ha letto "Corpo a corpo" sa che l'autrice ha una visione sfrangiata del mondo.
Da giornalista e scrittrice ha sempre cercato di andare oltre le regole del gioco.
In questa prova letteraria mantiene la promessa fatta a sè stessa.
La scrittura deve provocare, incitare, spingere al ragionamento.
Che valenza ha vivere con un uomo e una donna?
Esiste una strategia politica e sociale per abbattere il patriarcato?
Per raggiungere un primo traguardo bisogna destrutturarsi, rivedere il rapporto con il proprio corpo, liberarsi dalle molestie di una cultura che ti vuole classificare.
Scegliere significa rischiare, affrontare il prima con coraggio, affermare la propria identità mista.
La morte della figura paterna aggiunge un ulteriore tassello.
Pagine incandescenti dove il dolore si espande e si solidifica.
Fare i conti con l'assenza, avere la forza di esaminare una relazione forse sbilanciata, provare a decolonizzare il corpo.
Forte, inconsueto, liberatorio, onesto.
Dedicato a tutti i bambini perduti, a coloro che vagano da un continente all'all'altro, alle donne che sanno amare senza chiedersi perché, ai maschi che non hanno paura di perdere il dominio.
Bellissimo!
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