Cenere in bocca Brenda Navarro La Nuova Frontiera
"Io non l’ho visto, ma è come se l’avessi visto, perché la scena continua a trapanarmi il cervello e non mi lascia dormire. Sempre la stessa immagine: Diego che cade e il rumore del suo corpo sul marciapiede."
Un incipit che non lascia scampo.
Quel volo resta inciso nella pelle della voce narrante che, a differenza degli altri personaggi, non ha nome.
È la sorella e tanto basta, colei che si è sostituita alla madre quando questa ha lasciato il Messico.
"Cenere in bocca", pubblicato da La Nuova Frontiera grazie alla traduzione dallo spagnolo di Gina Maneri, è uno strappo difficile da ricucire.
È dolore per la perdita, paura di essere responsabile di un gesto tanto devastante, rabbia nei confronti della donna che li ha abbandonati.
Il Messico è infanzia e memoria, è ciò che identifica e circoscrivere.
Quando i due fratelli raggiungono la mamma a Madrid devono fare i conti con la parola straniero.
La narrazione è veloce, procede a scatti come il cuore impazzito che cerca di capire.
Le parole sono tenaglie, i ricordi vorticosi.
Un libro costruito attraverso le percezioni corporee, duro, tagliente.
Brenda Navarro non racconta solo la morte, diventa cantora del disagio di chi non ha più una terra.
Allo strazio si sostituiscono il rimpianto e il senso di colpa.
Espiare significa tornare indietro, rivivere il passato al rallentatore.
Non c'è assoluzione, solo la tragica sconfitta di chi parte e non trova oasi felici.
Un romanzo che esula dalla trama e diventa parola di denuncia, scritto politico, indagine sulle condizioni degli immigrati.
Resta il sapore aspro di ceneri nel tentativo di vincere l'ultima sfida.
Imparare a ricordare trasformando il corpo in luogo di incontro di vita e trapasso.
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