"L'amore come l'ho conosciuto io, è una lava di vita grezza che brucia vita fine, un'eruzione che cancella la comprensione e la pietà".
"Confidenza", edito da Einaudi, è sguardo acuto sulla relazione.
Non il solito romanzo edulcorato da frasi fatte dove ogni dettaglio circoscrive la perfezione affettiva.
Domenico Starnone scardina l'ordine degli eventi, compone una trama dove ogni personaggio da solo deve affrontare la sua inadeguatezza.
Figure che sentiamo reali perché sanno raccontarsi, mostrando i colori meno accesi delle loro personalità.
Pietro sembra al centro del contesto narrativo, ma non domina la scena.
È la pedina di un gioco ben più complesso dove altre vite si espandono grazie a lui.
È paladino della necessità di cambiare, di essere migliore.
La sua è una rincorsa senza tregua verso una realizzazione completa.
Incespica, si rialza sempre inseguito da un tormento.
Quella passione per Teresa ha sconfinato in un territorio pericoloso, è entrata in anfratti scomodi.
Li unisce un segreto inconfessabile che è metafora di quel non detto che regge e stabilizza le convivenze.
La frantumazione del silenzio crea conseguenze, provoca la rottura di equilibri interiori.
La nostra fragilità si fa parola, si esprime nella scrittura e diventa una sfida.
La figura di Nadia introduce un nuovo elemento dialettico. Si può fingere con se stessi?
Quanto finzione e verità possono interagire?
"Questo è un Paese che ha per ritornello: non è colpa mia".
L'autore con raffinata ironia supera i confini delle storie individuali, fa un' analisi di quel che siamo, mostra le pecche di una scuola che spesso è accademica.
Un testo che cresce nei tre racconti, entrambi necessari a valorizzare il persorso narrativo.
"Non è la pedagogia dell'affetto che ci migliora, ma la pedagogia dello spavento".
Una frase che lascia in sospeso molti interrogativi ma è questo il compito della buona letteratura.
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