"Buongiorno, mi chiamo Lucrezia e voglio scrivere un libro per illustrare la mia visione del mondo".
Un incipit che è solo il preludio di una serie di vignette divertenti, intelligenti e molto provocatorie.
Il personaggio ci attrae subito per la capacità di non lasciarsi forviare dalle "trappole culturali con cui la società cerca di distrarci".
È diretta, decisa ad abbattere gli infiniti luoghi comuni di una mentalità maschilista.
È accompagnata dal suo "Super Alter Ego" che tutti vorremmo perchè sa leggere i nostri lati deboli, circondata da un "Cast", descritto in poche battute magistrali, incapace di delegare.
Affronta la vita con una punta di ironia e nel raccontare piccoli episodi di una quotidianità che la vuole relegata in secondo piano rispetto al genere maschile permette di riflettere sulle nuove frontiere dell'emancipazione.
La sua non è una storia forzata, è la realtà di chi deve presentarsi a un colloquio di lavoro, vuole chiudere un legame affettivo, deve scegliere tra maternità e carriera.
"Sono secoli che raccontate e scrivete solo di voi stessi
... e noi donne abbiamo letto tutto con molta attenzione.."
Impossibile restituire con una recensione la forza e l'energia del libro.
Silvia Ziche ci rappresenta tutte, giovani e meno giovani ma soprattutto prova a costruire un ponte con l'altro sesso.
Forse chissà si potrebbe provare a smaltire insieme "i postumi di qualche millennio di patriarcato".
Un suggerimento: regalatelo ai vostri figli, compagni, padri.
Certamente scatterà il bisogno di rivedere i rapporti interpersonali.
Non abbiamo bisogno di quote rosa ma di spazi per esprimerci e raccontarci.
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