"Sono scivolata via
E continuo a scivolare anche adesso,
Dentro queste righe che vogliono darmi una storia."
Le parole fluiscono lente, annodano e sciolgono segreti, esplorano un sentimento, tornano indietro cercando di fermare i ricordi.
Elena Ferrante ancora una volta traccia una riga netta che circoscrive un perimetro di emozioni.
Aspra, a volte dolorosa la sua è la voce di Napoli, città che si appiccica sulla pelle lasciando riflessi colorati. E quei colori entano nei personaggi, li caratterizzano, li liberano dalla patina di nebbie nella quale la vita li vorrebbe relegare.
"La vita bugiarda degli adulti", pubblicato da Edizioni e/o, pur apparendo come la storia di formazione di una ragazzina, si espande in mille rivoli.
È la famiglia, con i suoi tentacoli invadenti, le contraddizioni, i segreti, le piccole e grandi sofferenze a raccontarsi.
C'è il bisogno di scardinare l'ordine di una borghesia rigida e menzognera ed entrare nel vortice di relazioni vischiose certamente ma vere.
A rapprentare questa frattura è zia Vittoria. In lei cogliamo i tratti volitivi di un popolo che non si è mai arreso e la frustazione di una condizione sociale imposta.
È la metafora della rabbia, quella sfida continua ad ogni imposizione, ad ogni minaccia.
"Sentivo che c'era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa su cui mi affacciavo a tratti per afferrarne il senso e poi, appena il senso provava ad affiorare, mi ritraevo".
La figura di Giovanna, adolescente avida di verità, si scontra con un mondo dove troppe ombre rendono incerta la via da seguire.
Ha il coraggio di scegliere da che parte stare, di separare l'affetto dal giudizio, di ribellarsi ad un ruolo imposto.
Cerca la vitalità dei quartieri, coglie ogni segnale che possa portarla alla consapevolezza.
Entra spavalda nel mondo degli adulti e mentre sfida l'ultimo tabù cogliamo una risata sorniona, liberatoria, assertiva.
Nel linguaggio semplice, nei dialoghi veloci si nascondono riflessioni sulla fede, sulla sacralità dell'amicizia, sulla possibilità di uscire dalla banalità.
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