"Le cose che non conosciamo, esistono da qualche parte. E noi dobbiamo cercarle o crearle."
Melania Mazzucco, dopo una paziente e lunga ricerca, riporta in vita una figura che rischiava l'oblio.
Ne ricostruisce l'infanzia, la genesi familiare, la tenacia e la passione.
"L'architettrice", edito da Einaudi, è esempio di una scrittura che scava nel tempo, che si espande trasformando la nostra idea di Cultura.
Arte, letteratura, storia, filosofia, antropologia diventano un unico affresco.
Conosciamo Plautilla Briccio e ne restiamo folgorati. Figlia di Giovanni, uomo dai mille interessi, cresciuta in una famiglia che le riserva poca attenzione, fin da piccola osserva con curiosità l'universo che la circonda.
Leggendo scompare il presente e ci ritroviamo nella Roma del 600.
Respiriamo "la magnificenza di Urbano VIII", la vitalità degli artigiani, il fasto e la povertà, "le pietre dorate al tramonto, le cupole scintillanti nella luce tersa". Osserviamo la giovane mentre impara a "macinare la biacca, tirare le tele sul telaio, dare l'imprimitura e la vernice".
Ogni suo progresso è anche il nostro, ne ammiriamo il carattere schivo e quella volontà ferrea che le permetterà di raggiungere risultati inimmaginabili.
Il Bernini, considerato il nuovo Michelangelo, il Poussin "quasi sconosciuto favorito dal cardinale Francesco Barberini", Pietro da Cortona sono alcuni dei personaggi che animano la narrazione.
"Nel 1640, sono diventata ufficialmente una pittrice. Nei momenti felici capiamo chi davvero ci ama."
La voce della nostra protagonista scandisce una interiorità sorprendente, è viva, reale, convinta nel portare avanti un progetto. Ha scelto la pittura come unica amante, ha letto "nelle tenebre dell'anima, senza timore".
L'incontro con Elpidio Benedetti è un'esplosione di emozioni, una rinascita silenziosa, una danza sull'orlo dell'abisso.
"Lo stato ecclesiastico è una monarchia assoluta, ma selettiva, e non ereditaria."
La scrittrice non si sottrae ad una analisi imparziale che coinvolge il potere. Ci regala la testimonianza di un'epoca dove il contrasto spesso è stimolo a migliorarsi.
"Tra le fondamenta di Villa Benedetta c'è ancora la lamina di piombo che reca scritto il nome di chi la disegnò, la progettò e la costruì".
Una donna che resterà nel nostro cuore e ricordandola sapremo che è stata "il simbolo di un cambiamento epocale, un punto di partenza per le tutte le donne."
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