"Fin dove siamo disposti a spingere il nostro limite? E dov'è il nostro limite?"
Scalare il Nanga Parbàt, detta "montagna nuda" o "la mangiauomini", è una sfida che non coinvolge soltanto il corpo.
È il superamento dello smarrimento, quel travolgente senso di impotenza che diventa "flusso incontrollabile" di pensieri.
"La via perfetta", edito da Einaudi nella collana Stile Libero, si legge con il fiato sospeso e con il cuore accelerato.
Non solo una avventura ma il viaggio di un'anima che cerca la sua vera dimensione.
"Mentre la paura di morire è un'amica, ti sa dire quanto concentrarti, quando tornare indietro".
Un tragitto solitario anche quando si è in cordata.
Arrivano attutite le voci di coloro che sono scomparsi, inghiottiti da un bianco accecante.
Sono impercettibili richiami della memoria, suoni che non vogliono essere dimenticati.
A scandire i capitoli brani di poeti e scrittori che si sono confrontati con il Vuoto, lo hanno accettato, modellato e trasformato in forza vitale.
"L'alpinismo ad alti livelli non è l'idillio romantico con la natura."
Daniele Nardi ha avuto il coraggio di sfatare miti romantici, si è raccontato senza negare lo stress, il turbamento, la percezione della sconfitta.
Essere "connessi con l'intelligenza della vita", raggiungere la purezza, "la nudità in cui misurarsi e trovare equilibrio".
Cercare pace, spalancare i sensi ad una dimensione certamente spirituale.
"Almeno una volta nella vita, a tutti dovrebbe capitare di incontrare un Daniele Nardi che con un sorriso ti spinge ad andare a vedere cosa c'è oltre la linea dell'orizzonte".
Non dimenteremo Daniele, la sua storia ci fa sentire vivi, ci indica una strada da seguire.
Ci invita a credere ai sogni anche quando sembrano impossibili.
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