"La misura del tempo", edito da Einaudi nella collana Stile Libero, ci pone di fronte ai nostri limiti.
Apre una parentesi soggettiva e oggettiva sulla qualità del nostro esistere.
Mostra la durata sulla terra come qualcosa che può materializzarsi, diventare spugna che assorbe o pietra che immobilizza.
Invita a tracciare un percorso alternativo quando ci si accorge "di avere raggiunto i confini del proprio talento".
Suggerisce una lettura di gioventù e vecchiaia in funzione del fluire dei giorni.
Lorenza ricompare ad agitare i pensieri e le azioni dell'avvocato Guido Guerrieri.
Sono passati ventisette anni e di quella storia che ha il sapore del sogno restano tracce indelebili nella personalità del nostro protagonista.
Erano gli anni ottanta, "un'epoca ancora piena di rumori e suoni che oggi non esistono più".
Spariti come è scomparso il falso mito di un amore senza imposizioni.
La donna che lo aveva affascinato è invecchiata, rosa dalla preoccupazione per il figlio Iacopo, in carcere con una condanna di omicidio.
Gianrico Carofiglio trasforma il romanzo giudiziario in una resa dei conti con se stesso e con la società.
Il suo personaggio, nell'accettare l'incarico della difesa del giovane, mette alla prova non solo le sue abilità professionali ma soprattutto il bisogno di far emergere la verità.
Il processo è un crescendo di nuovi indizi, di chiarimenti su precedenti errori giudiziari.
"Tutto diventa quotidianità, le persone diventano fascicoli e carte, e in questo c'è un elemento di terribile, anche se involontaria brutalità."
Un giurista non deve dare nulla per scontato, ha l'obbligo morale di affidarsi al dubbio, coltivarlo, fare emergere le incongruenze. Una lezione che andrebbe letta nelle aule di tribunale, nelle scuole, nei luoghi di lavoro.
"Porre domande agli altri ma soprattutto a sè stessi, dubitando delle verità e delle regole all'apparenza consolidate".
Tra divagazioni letterarie, divertenti chiacchierate con "Mr Sacco, visite notturne nel paradiso dei libri, la scrittura è la sincretica rappresentazione di una letteratura sociale, utile a pensare, formulare ipotesi, rivedere le proprie scelte.
Ci si avvia al finale che, come ci ha abituati il Maestro Carofiglio, è sempre imprevedibile e si ha voglia di ricominciare dal primo rigo certi che sarà sfuggita un'esortazione, una riflessione, un'argomentazione.
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