"Tu hai diritto di conoscere la tua radice.
Cosa è successo prima che tu venissi al mondo, cosa ti ha generato."
Concita De Gregorio riesce a trasformare una storia personale in una esperienza collettiva.
Il dialogo con Marco non è solo il confronto con la generazione dei trentenni, è l'incontro emotivo e affettivo con il nostro tempo.
"In tempo di guerra", pubblicato da Einaudi Stile Libero è un manifesto sociale e politico, è la voce di una coscienza assopita.
È il luogo nuovo che dovremo imparare a costruire insieme, uno spazio dove custodire speranze, delusioni, sogni, progetti.
È l'espressione di una ritrovata solidarietà.
Un libro che attraverso tre generazioni racconta il Novecento, ne individua le crepe, suggerisce percorsi alternativi dove è possibile costruire condivisione.
"Siamo una moltitudine di solitudini".
Ogni frase ha una doppia valenza, quella simbolica e quella reale.
Ogni aggettivo mostra l'importanza del soggetto, lo fa uscire dal buio dall'anonimato, lo rende visibile.
"È strabiliante il gioco del mondo. È la ragione per cui siamo al mondo. Fidatevi. Fidiamoci. Facciamolo ancora, insieme."
Ognuno mette in gioco sconfitte e piccoli traguardi in un intreccio di anime che si uniscono non solo idealmente.
"Non mi sono mai sentito al mio posto perchè non era quello il mio posto."
Non solo domande ma una continua ricerca di responsabilità che con coerenza e coraggio non esclude vecchi e nuovi compagni.
Commovente la corrispondenza di nonno e nipote, una confessione lacerante, carica di messaggi.
"Il destino immaginato esiste. Comincia a esistere dal momento in cui lo pensi. Non importa se si realizza. Esiste già."
Smetterla di sentirsi superstiti, credere anche alle chimere impossibili.
La scrittrice traccia una rotta dove non ci sono silenzi, ma parole, parole che tornano ad avere un senso compiuto.
Che si riappropriano del tempo, anche quello passato, perchè è da lì che si parte e non importa se non ci sono linee rette ma piccoli sentieri sghembi.
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