Se Jean Echenon con "Inviata speciale", edito da Adelphi, ha come obiettivo quello di sorprendere il lettore, ha raggiunto lo scopo.
Sfuggendo ad una catalogazione di genere lo scrittore passa dalla spy story all'analisi della situazione politica internazionale, alla commedia divertente con scioltezza e creatività.
Sintetizzarne la trama sarebbe un grave torto al testo che dalla prima all'ultima pagina in cerchi concentrici crea una struttura complessa, apre varchi interpretativi, gioca con la suspance, intreccia più racconti.
Ci si chiede come una "donna comune" possa diventare una spia capace di destabilizzare la Corea del Nord.
Eccola Constance, dotata di un fascino discreto, soggetto e oggetto del contesto.
Non è un'eroina e per questa sua normalità diventa marchio di una nuova strategia narrativa.
Il personaggio non emerge mai, è in mano allo scrittore che con arguzia ne manipola scelte e identità.
Si assiste ad un cambiamento continuo di scenografia che crea eventi tanto inverosimili da sembrare reali.
La sapienza dell'autore francese si rivela nella voce fuori campo che trascina all'interno dei meccanismi del costrutto.
Si ha la sensazione di partecipare all'evoluzione dell'intreccio, di poterne modificare la direzione.
Se si pensa che il romanzo fu scritto nel 2015 ci si rende conto che Echenoz è stato un vate nel comprendere i giochi politici che governano il mondo.
Le pagine ambientate in Corea del Nord sono di una colta lucidità che umilia i più esperti politologi.
Un atto d'accusa non solo alle dittature ma al silenzio complice della comunità internazionale.
Si ha voglia di non smettere di scrivere di questo meraviglioso libro perché tanti sono gli spunti di riflessione. Certamente si viene contagiati dal desiderio di "godere gli istanti" mentre risuonano le parole tratte dall'Amleto: "Sappiamo ciò che siamo, ma non sappiamo ciò che potremmo essere".
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