Un intreccio di voci femminili si alternano disarticolando la trama di 'Una frase, un rigo appena" pubblicato da SUR.
Romanzo rivoluzionario per stile e impostazione narrativa, anticipa la sperimentazione letteraria dell'America Latina.
Intorno alla figura del giovane Juan Carlos, morto prematuramente per tisi, si costruisce una leggenda. A comporre la sua personalità solo frammenti, lettere, ricordi in un'accavallarsi di suggestioni sceniche.
Con Manuel Puig si respira aria di libertà ideativa. Nelle frasi che sembrano infinite, nella mancanza di punteggiatura, nei dialoghi pungenti c'è l'urgenza della scrittura che deve comunicare velocemente sensazioni.
È come se scorresse una pellicola dai colori accesi, immagini di un documentario che ha come soggetto l'Uomo comune. Sono le donne, la sorella, la madre, le numerose amanti a ricamarne i contorni. Tutte legate dal delirio d'amore, follia che cela la verità, fa esplodere il desiderio, anima una sensualità carnale.
Sulle note del bolero si consumano piccoli drammi privati, stretti insieme dalla insoddisfazione di esistenze passive, logorate dalla menzogna.
Può morire l'Amore? Vengono in mente le parole di Anais Nin: "L'amore muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità".
Sarà questo il messaggio dello scrittore? A voi il piacere di scoprirlo.
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