"I peccati sono un fardello di cui non ci si libera con facilità." Si aggrappano ingombranti, chiassosi, devastando la coscienza.
Maurizio De Giovanni in "Il purgatorio dell'angelo", edito da Einaudi Stile Libero, con un noir di raffinata fattura, sconfina nel territorio dell'anima. Luogo che può diventare prigione se viene sepolto dal silenzio.
L'omicidio di un sacerdote è solo il pretesto per regalarci una profonda riflessione sulla colpa e sull'oblio. Insieme al commissario Riccardi conosciamo il rimorso, faticosa e insopportabile condanna.
Lo scrittore ha la capacità di rendere visibili gli angoli oscuri, gli anfratti che la memoria tende a celare.
Insegue i nostri incubi, li spezzetta, prova a riordinarli seguendo una tattica di aggiramento dell'ostacolo. Mentre ci attira nella perfetta rete di una trama che dice e non dice, sa che non abbiamo scampo: è tempo della Verità.
Per Maione, per la bella e seducente Bianca, per Enrica, per l'assassino c'è una tappa obbligata che non prevede fughe. Ma per raggiungerla bisogna attraversare il dolore "vento scuro che ti grida nelle orecchie".
Con una scrittura che sa essere musicale arriva il profumo del mare, la consistenza dell'aria rarefatta di maggio, il profumo delle rose.
L'amore ci avvolge e ci protegge, ci spinge a svelare e a raccontare.
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