"Alla buon'ora, Jeeves!"
P. G. Wodehouse
Sellerio Editore
"Io quando racconto una storia finisco sempre per inciampare nello stesso maledetto rovello: da dove cominciare. Non si può sbagliare, un passo falso e sei spacciato. Insomma, se all’inizio cincischi, cercando di creare l’atmosfera, come si dice, e quel genere di sciocchezze lì, perdi la presa e il pubblico se ne va."
Prima di entrare nelle dinamiche narrative di "Alla buon'ora, Jeeves", bisogna conoscerne l'autore.
A farci da cicerone Beatrice Masini che scrive un'arguta prefazione al romanzo pubblicato da Sellerio Editore.
Bastano poche pagine per trovarsi in un mondo al contrario, dove P.G. Wodehouse, famoso scrittore britannico, mette alla berlina con una prosa sciolta la società inglese.
Le situazioni e i personaggi descritti sono macchiette di un teatrino sarcastico.
Voce narrante è Bertie Wooster, bonaccione e originale, capace di complicare gli eventi vissuti.
A fargli da spalla il fedele maggiordomo, Jeeves.
Uomo intelligente, pronto a risolvere i problemi di tutti, saggio e pensatore.
Nello squilibrio tra le due figure, nei dialoghi veloci, nelle beghe di zie e cugine, nelle fisime di amici eccentrici si sviluppa una storia gustosa, che è ottimo pretesto per mostrare la banalità degli esseri umani.
Presi da problematiche inesistenti si dibattono dentro un universo sbilenco e inaffidabile.
Divertente e a tratti provocatorio il testo mantiene l'originalità di una scrittura priva di fronzoli.
Da leggere "nelle mattine di domenica, o d’estate, quando non dobbiamo correre da nessuna parte ma vogliamo lo stesso essere altrove; e però anche d’inverno prima di dormire, in treno, all’aeroporto, dentro la noia di febbraio. Evadere dal mondo grigio (e viola, e nero) ogni tanto ci è necessario; è facile, basta un libro. Ma che quel libro sia moderatamente meraviglioso."
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