"Pietà"
Antonio Galetta
Einaudi Editore Unici
"Tutti noi siamo di piú, tutti noi siamo di meno.
Ci confondiamo e quasi ci compenetriamo.
I nostri contorni hanno già iniziato a sformarsi.
I nostri limiti sono ormai stati ricollocati."
Cogliere il senso di quel "noi" che vorrebbe essere comunità ma forse è incapacità di trovare una propria identità.
Geniale l'esordio narrativo di Antonio Galetta in "Pietà", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Unici.
Lo scrittore sceglie un borgo del Sud e riesce attraverso una scrittura che non fa sconti a nessuno a farci percepire l'informe condensato del nulla.
Un nulla che si anima durante la contesa elettorale ma resta prigioniero nelle maglie di una immobilità mentale e culturale.
Il libro, finalista al Premio Calvino nel 2021, già nel titolo offre una possibile interpretazione filosofica.
Tra realismo e simbolismo, ferocia e compassione, il microcosmo diventa metafora di uno spazio universale.
Per quel presente sfilacciato e sfuggente, nella piazza che riflette l'assenza di un ideale, nei personaggi e nella scrittura essenziale ritroviamo la nostra sconfitta.
Incapaci di progettare il futuro, schiavi di un passato che non sappiamo rileggere, vittime di un tempo dove siamo solo pedine.
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