"Quando eravamo sorelle" Fatimah Asghar 66thand2nd
"Quel che nessuno capirà mai è che il mondo appartiene agli orfani, tutto diventa nostra madre.
Ogni cosa ci fa da madre perché noi sappiamo andare in cerca del materno, perché sappiamo che una madre può lasciarci e allora avremo bisogno che ne arrivi un'altra a sostituirla.
L'albero fa da madre alla propria ombra."
Quando la famiglia si disgrega e la morte dei genitori diventa premonizione di una più tragica assenza cosa resta?
L'arroganza burbera di uno zio, lo sguardo rassegnato delle ziette e la necessità di comporre un triangolo.
Unica forma geometrica possibile, spazio certo dove Noreen, Aisha e Kausar, sorelle americane di origine pakistana, si rifugiano.
Le unisce un legame di sangue e quel misto di complicità e di perdita che le accompagnerà giorno dopo giorno.
"Quando eravamo sorelle", pubblicato da 66thand2nd nella Collana Bazar grazie alla traduzione dall'inglese di Federica Principi, ha una scrittura avvolgente, come un manto dai tanti colori quante sono le intonazioni musicali del testo.
Le parole sanno essere pungoli luminosi, frammenti di stelle, preghiere sommesse, mani e volti ed evanescenze fantasiose.
Ombre danzano mentre il tempo scorre in una terra che sembra un miraggio lontano.
"Sorella;
Mille cuori illuminano il cielo.
Mille cuori diversi si spengono.
Madre;
Ed eccole qui, tutte le nostre madri
Una torre o un pasto caldo
Dipende."
Fatimah Asghar scompone il triangolo, apre i suoi lati e libera il dolore.
Resta in sottofondo un fonema ripetuto all'infinito e da quello bisogna ripartire.
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