"Non si uccide il primo che passa" Christian Frascella Einaudi Editore
Contrera piace perché ha il coraggio di descriversi come un perdente.
L'autoanalisi si accompagna ad un'ironia sorniona in un continuo bisogno di interrogarsi.
Perché è fallito il matrimonio, dove sta sbagliando con la figlia, quando ha smesso di credere in sè stesso: un flusso ininterrotto che colora il noir di riflessi psicoanalitici.
In "Non si uccide il primo che passa", pubblicato da Einaudi Editore, c'è una nota malinconica che pervade le pagine.
Pur usando un linguaggio che attinge al parlato ( altra grande trovata narrativa) non mancano riflessioni che lasciano senza fiato per la profondità di osservazione.
Il caso da risolvere pone di fronte ad un dubbio esistenziale.
Cosa spinge ad uccidere?
Ed ecco che il noir scivola verso altri lidi.
È il contesto che viene osservato con occhio sveglio ma senza pregiudizi.
Come sempre la trama regge bene e non si sgrana in fuori pista che potrebbero distrarre il lettore.
Obiettivo di Christian Frascella è quello di raccontare la periferia di una metropoli come Torino, i suoi abitanti, le sue imperfezioni.
Barriera è un sogno spezzato, una lenta agonia.
Parlarne significa accendere i riflettori, dare occasione di comprendere cosa significa essere emarginati.
Un libro dove il guscio poetico del protagonista emerge con forza.
Una prova letteraria che diverte e commuove, che aiuta a lottare contro "un mondo di perfidi istinti, una tempesta incessante di violenza dell'uomo sull'uomo."
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