"Fumo" José Ovejero Voland Editore
"Facciamo ciò che dobbiamo fare; senza giustificarci.
Senza mentire.
Non riesco ad immaginare una famiglia migliore."
Rileggendo "Insurrezione" (Voland 2022) e "L'invenzione dell'amore" (Voland 2018) troviamo un'assonanza con la nuova prova letteraria di José Ovejero.
In tutti i romanzi si cercano legami che sostituiscano la famiglia d'origine.
La tematica viene sviluppata in maniera più concreta in "Fumo", pubblicato da Voland Editore grazie alla splendida traduzione di Bruno Arpaia.
Una donna e un bambino senza nome, figure sfuggenti circondati da una natura ostile.
Non c'è un grado di parentela ma qualcosa di inafferrabile e raro.
La comunione di due anime che lottano per la sopravvivenza.
Si nutrono del silenzio, e in questo mondo apocalittico, distopico, disincantato si muovono in un'armonia commovente.
Lui disegna e nelle figure astratte si rintraccia una forma alternativa di espressione.
Saranno proprio il linguaggio della donna e le geometrie del bambino a dare un senso ultimo al romanzo.
L'autore racconta la primordiale presenza di vita, il disincantato cammino in un tempo irreale ma tragicamente suggestivo.
"Penso che la nostra comunicazione vada oltre l'immediato."
Lo scrittore spagnolo apre una breccia nell'oscurità, un piccolo barlume che attrae il lettore.
Cosa troveremo aldilà del buio?
Chi è l'uomo che anima la trama?
Che simbologia nasconde la triangolazione dei personaggi?
Un libro dove le digressioni sentimentali e gli squilibri ambientali raccontano chi siamo.
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