"La tua bocca è la mia religione" Edoardo Albinati Guanda Editore
"Bevendo da te mi sono ubriacato
Con la tua arma mi sono ucciso."
Sentimenti estremi che non possono modularsi.
Esigenza di scandagliare la relazione.
Vivere il corpo dell'altra come una continua scoperta.
Scegliere parole forti, a volte aggressive.
"Come era immensa
la tua tristezza, senza nome, senza voce."
Cogliere il pianto trattenuto, sentire a pelle l'insoluto dell'amata.
Appropriarsi di ogni gesto, di occhi e braccia e seno.
Provare ad essere Uno nella libertà dell'amplesso.
"La tua bocca è la mia religione", pubblicato da Guanda Editore, trasforma il verso in una danza ancestrale.
Sembra di assistere all'incontro tra il Primo Uomo e la Prima Donna.
C'è curiosità e sete e passione.
"Quando penso a te, è a me in realtà che penso
Al mio desiderio, in cui vorrei gettarmi
Come un ragazzo impolverato in un torrente."
Mi piace l'onestà di Edoardo Albinati, il suo modo di raccontarsi, il contrasto tra libidine e tenerezza.
Sa trovare una cifra poetica personale, affilata e coinvolgente.
Accosta amore e morte in una poliedrica composizione metaforica.
Non nasconde la paura della perdita.
"Alberi e fiori
Persino l'erba su cui struscia la pancia squamosa
Avvizziscono di colpo, diventa cenere
Il giardino calcinato dalla sterilità.
Così mi sento io ogni volta che vai via.
Immagino che la colpa è solo mia."
L'erotismo si confonde con la tensione di un tempo che non è eterno.
In questa didascalia animata di percezioni tanti i dubbi che indisturbati galleggiano nel testo.
Da leggere come un manuale di educazione sentimentale.
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