"Tutto questo sarebbe diverso" Sarah Thankam Tathews Bollati Boringhieri
"Volevo un’amica. Volevo anche una donna. Non avrei saputo dire se questi desideri fossero due cose separate. Qualcuno che mi desse corda. Una donna elegante, capace di ridere, con l’automobile."
Colpisce in "Tutto questo sarebbe diverso", pubblicato da Bollati Boringhieri e tradotto brillantemente da Francesca Pella, la sincerità.
Una tonalità che alleggerisce il romanzo, lo rende vissuto.
Offre al lettore uno spaccato dell'America che non sa gestire la migrazione.
Un Paese dove la solitudine è una pianta che produce frutti velenosi infestando le relazioni.
Shena ha ventidue anni, è arrivata dall'India da ragazzina.
Mentre i genitori non hanno retto le tensioni culturali e sociali, lei è rimasta, fermamente convinta di riuscire ad inserirsi.
In una sorta di memoriale si racconta con una franchezza disarmante.
Sa essere feroce con sè stessa e al contempo limpida.
Si barcamena tra un lavoro che non le piace e il desiderio di essere visibile.
Lesbica, nera e forestiera: la sua è una sfida ad un mondo ostile.
Nella ricerca dell'amore c'è il bisogno di colmare un vuoto e di dimenticare un passato che le ha squarciato il cuore.
A suo modo è un'eroina dei nostri tempi sfiduciati e opachi.
Ha dentro una luce contagiosa, ha la grinta di chi sa che ogni passo è una conquista.
Sarah Thankam Tathews scrive un romanzo struggente che senza educorazioni mette in scena le dinamiche relazionali, la sofferenza di chi è diverso, le difficoltà comunicative di una generazione.
Indipendentemente dalla collocazione geografica l'autrice con coerenza descrive tabù e preconcetti delle nostre società.
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