"Quando i diavoli si svegliano déi" Jón Kalman Stefánsson Iperborea
"Abbiamo davvero bisogno di fare affidamento su tutto ciò che si innalza,
che fende il buio,
che accoglie più luce,
e ci offre una prospettiva
perché la prospettiva amplia la visione del mondo
e crea spazio per altri monti"
Torna alla poesia il grande Jón Kalman Stefánsson riuscendo a rappresentare con tratti decisi il nostro tempo.
Il suo è un canto che non trova requie, una denuncia, una vibrazione dell'animo.
La metrica segue uno spartito che coniuga sentimento e ragione, il linguaggio si sdoppia dando spazio alle inquietanti domande esistenziali.
Presente la morte come sagoma oscura, forse una nebulosa o un presentimento di catastrofi annunciate.
"Quando i diavoli si svegliano déi", pubblicato da Iperborea grazie alla traduzione di Silvia Cosimini, verga parole piene di senso.
Guarda al mondo da una traiettoria reale, si scrolla di dosso falsi idoli e cerca la verità.
"Tante volte ha fatto giorno da quando te ne sei andata
tante volte ha nevicato sulla mia vita senza di te
che ho paura di tornare a essere felice
Il dolore è il ricordo che lega me alla morte
e te alla vita"
L'amore che sfiorisce mentre l'alba ha i colori tenui del risveglio, l'eterna lotta tra buio e luce, il contrasto tra l'immaginazione e la realtà: una poetica che ci accompagna con il suo passo lento e ci regala speranza.
"Così si tengono tutti per mano i monti, la prospettiva e la vita che lega le galassie e preme il verde sperando che i bimbi attraversino incolumi con i loro zaini e il futuro.
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