Scorre come il vento di scirocco, penetra nelle anime dei lettori, diventa storia condivisa, riflessione pofonda sul senso degli eventi che segnano le nostre esistenze.
"Il treno dei bambini", pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero, è la scoperta di un gioiello raro, impreziosito dalla capacità di raccontare una storia bellissima che sarebbe stata dimenticata.
È il 1946 e migliaia di bambini meridionali vengono accolti da famiglie del Nord. Una forma di solidarietà voluta dal Partito Comunista forse con la speranza di creare un ponte ideale tra Nord e Sud. L'interpretazione del piccolo Amerigo, strappato dalla miseria dei vicoli napoletani, lascia senza parole.
Nella gestualità, nel linguaggio, nelle incertezze si coglie non un artefatto narrativo, ma una figura in carne e ossa.
Ne percepiamo i battiti del cuore, viviamo un'innocenza che presto si frantumerà.
Il prima con mamma Antonietta che "non tiene mai genio di chiacchierare", le scarpe troppo strette, le luci dei vicoli "sempre accese anche di notte", l'assenza misteriosa del padre e le amicizie, i giochi improvvisati, la spensieratezza velata dalla fame. Azzerare e ricominciare, comprendere le differenze abissali tra una cultura e l'altra, ricevere le prime carezze, sentirsi amato. Viola Ardone non lascia niente al caso e voler ridurre il suo romanzo ad una rielaborazione storica è davvero riduttivo.
La lotta partigiana, il ruolo fondamentale delle donne, il dopoguerra con il carico di colpe da assorbire: un affresco a tinte forti dove ogni personaggio ha una luce, un bagliore nascosto, una percezione diversa. L'abilità di raccontare il genere umano, di riportarne i pensieri mantenendo una scrittura fluida trasforma la trama in un'opera teatrale. I tempi della narrazione permettono di rivedere il nostro bambino ormai adulto e le pagine diventano struggenti.
È tempo di rispondere ai perchè di una fuga dalle proprie origini. Non si può scappare o dimenticare le scelte fatte. Nell'ultimo viaggio nei luoghi del passato si può ricucire quella parte di sè che era stata spezzata. Vera letteratura che lascia sulla pelle la dolcezza di un amore vissuto a distanza, l'umanità di una comunità che sa accogliere, i silenzi di chi è rimasto ad aspettare. C'è sempre la casa, l'origine di tutto e nessuno potra mai cancellarla.
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